Venerdì, per la fine dellanno scolastico, ogni classe elementare di Nusco si è esibita in un saggio tra le strade a saliscendi del paese natale dei De Mita a 900 metri sul livello del mare. I bimbi hanno danzato con le scope e con i cerchi davanti alla statua del patrono SantAmato nella piazza dellex arcivescovado (trasferito a SantAngelo dei Lombardi dopo il terremoto irpino del 1980). Hanno attraversato cantando i vecchi giardini pubblici con i grandi platani e la stele dei caduti della Grande Guerra. Poi, giunti di fronte ai giardini nuovi con gli alberi ancora piccoli, lindisciplina ha preso il sopravvento e il corteo si è rotto. I ragazzini, inseguiti dalle maestre, hanno cominciato a rincorrersi e a gridare di giubilo. Leco degli urli è rimbalzato tra le montagne circostanti e a valle sulle sponde dellOfanto.
«Pareva la continuazione dei festeggiamenti per la mia elezione di domenica (7 giugno)», dice in estasi il neo sindaco Giuseppe De Mita, nipote rompiscatole del conte zio e ras di tutte le Irpinie, don Ciriaco.
«Addirittura una festa?».
«Una spontanea festa di liberazione dopo il ventennale dominio della giunta legata a doppio filo col presidente De Mita. Uomini e donne sono scesi per strada esultando. Era come nel finale del Signore degli Anelli, quando il Bene e il Male si affrontano nello scontro decisivo».
«Tu il Bene?».
«Sì. O almeno, laria nuova», dice Giuseppe che ha già preso possesso del suo ufficio nella palazzina del Comune. Larredamento è essenziale: quattro mobili, un quadro della Vergine e un pendolo rotto. Il sindaco - 1,90 e una stazza alla Tyson - fa la parte dellarmadio a quattro ante.
«Hai vinto e convinto?».
«Su 3.150 votanti, 1.700 hanno scelto noi. Il 56 per cento».
«Tuo zio è ancora onnipotente?».
«Eccome, soprattutto qui in Alta Irpinia. Molta gente aveva ancora paura di votare me».
«Esagerato».
«A Nusco non si cambiava una lampadina senza il permesso del succitato».
«Chi ha sostenuto la tua lista civica, Unità popolare per Nusco?».
«Il Pd ci ha dato un grande appoggio. Ma ha rispettato lautonomia della lista in cui si sono riconosciuti anche i simpatizzanti del Pdl. I quali, finalmente liberi, costituiranno adesso il Pdl di Nusco. Rotta la cappa demitiana, la gente torna a essere se stessa. Era uno dei miei obiettivi», dice Giuseppe così visibilmente felice che pare gli stiano rispuntando i capelli caduti nel corso dei due decenni di rivalità con lo zio. Oggi, a 49 anni, ha una testa a palla di biliardo alla Ciriaco, che di anni ne ha però 81, e due lenti spesse da studioso della Cabala.
«Eri già stato sindaco di Nusco dal 1985 all88. Hai fatto il passo del gambero», osservo.
«Ho ripreso il cammino interrotto. È finito lesilio. Allora, amministrai i miliardi del terremoto. Con correttezza esemplare, impedendo che altri ci mettessero le mani sopra».
«Fu tra le cause di rottura con tuo zio. Questa volta come lha presa?».
«Malissimo. Venerdì prima del voto (5 giugno), ci sono stati i comizi conclusivi. Io, fatto il mio, me ne sono andato. Quando ha parlato lui, mi hanno riferito, ha insultato me e i candidati della mia lista. Una caduta di stile isterica e ingiustificata».
«La classica saga familiare».
«Pensa che se amo la politica lo devo a lui. Mi sono formato a casa di zio Ciriaco. Sturzo, De Gasperi, tutti i grandi dc li leggevo nella sua biblioteca. Mi sono fatto alla sua scuola. Ho frequentato la Cattolica di Milano come lui. Avevamo un legame fortissimo. Per me era più un padre che uno zio».
«Poi, cosè successo?».
«Ero delegato irpino del movimento giovanile dc. Zio decise che sarei stato consigliere provinciale. Per particolari circostanze, divenni invece, come sai, sindaco di Nusco. Lui però era contrario e pretese le dimissioni. Ma ero eletto e non potevo. Di qui, il patatrac. Non mi ha mai perdonato la disobbedienza».
«Ed è nato lodio».
«Lui lo vive ancora come un grande amore tradito. Da parte mia, è stato un gesto di autonomia e di rispetto democratico per i voti raccolti a Nusco».
«Vi salutate?».
«Le rare volte che lo incontro, io saluto e lui non risponde. Come se pensasse: Ma ghi è guesda infima greadura ghe gobre il sole alla mia visda?», ride Giuseppe scimmiottando alla perfezione la leggendaria cadenza ziesca.
«Con zia Anna e i cugini, Antonia e Giuseppe?».
«Niente di niente».
«Il dissidio ha coinvolto tuo padre, il preside Vincenzo, fratello maggiore di Ciriaco», dico sapendo di toccare un tasto dolentissimo. Nel giro di quattro mesi, da gennaio ad aprile di questanno, Giuseppe è rimasto orfano di entrambi i genitori ultraottantenni. Prima la mamma poi il babbo.
«Papà è stato la vittima di suo fratello. Non solo non è venuto a trovarlo durante la malattia ma neanche si è fatto vedere al funerale. Ma di questo non voglio parlare», dice duro.
«Siete i soli dissidenti o anche gli altri fratelli di Ciriaco ce lhanno con lui?».
«È il presidente De Mita che è stato dissidente con noi e gli altri hanno scelto di inchinarsi al più forte».
«Come hai accolto la sua elezione a Strasburgo?».
«Mi fa piacere. È un degno rappresentante della migliore tradizione dc. Sono stato tentato di votarlo. Ho però rinunciato dopo il comiziaccio che ti ho detto», si alza per sgranchirsi e noto il sovrappeso. Gli suggerisco una dieta a base di radicchio e promette che la farà. È un bonaccione.
Tempo fa oscillavi tra Fi e Udc. Ora?
«Per formazione sono popolare e sturziano. Il mio grande legame è con Padre Bartolomeo Sorge».
Cosiddetto cattolico progressista.
«Grande gesuita. Mai capito perché solidarismo e giustizia debbano essere appannaggio della sinistra. Sono invece tipici ideali della tradizione politica cristiana».
Tra i politici chi preferisci?
«Ho simpatia per Dario Franceschini, anche per antica frequentazione».
Cè la camorra qui a Nusco?
«Ora non cè. Essendo però previsti grossi lavori pubblici in zona, cè il rischio che si affacci il clan dei Casalesi».
Per fare il sindaco, lascerai lavvocatura?
«La politica è la mia passione. Come avvocato facevo poco. Mettermi contro mio zio mi ha danneggiato anche nella professione. Ho trovato tante porte chiuse a causa del solito no di qualcuno».
Lindennità di sindaco non ti basterà per campare.
«Al momento, ho qualche risparmio. Di questo e del lato umano della mia lite parlerò in un libro. Una storia avvincente di incredibili angherie».
Come hai resistito a quattro lustri di vita mediocre e di angherie come le chiami tu?
«Grazie alla fede. Quando agli occhi di tutti restavo indietro, dentro di me mi sentivo avanti perché affrontavo e superavo le difficoltà. E poi...».
E poi?
«Lo dico solo perché può servire ad altri: negli ultimi anni, soprattutto con la scoperta della Madonna di Medjugorje».
I tuoi cugini, figli di Ciriaco, Antonia giornalista, Giuseppe procuratore di calciatori, sono stati più furbi di te.
«Infatti, non sono furbo e contento di non esserlo. Basta vedere come la somma delle furbizie della casta ha ridotto lItalia».
Anche il tuo amico Franceschini è stato un pupilletto di zio Ciriaco.
«Dario era, con Totò Cuffaro, il più bravo e intelligente tra i ragazzi del movimento giovanile dc. Mi sembra gli sia rimasta la stessa freschezza e onestà di allora».
Il Cav?
«Mi è proprio simpatico. Mia mamma aveva un debole incredibile per Berlusconi. Ogni volta che lo vedeva in tv mi ripeteva la stessa cosa: Ma perché non fai politica con lui?».
Le sue continue scappatelle, Papi e compagnia?
«Umane debolezze. E anche molto buon gusto nella scelta di certi pezzi di figliole».
La storia delle immondizie napoletane?
«È arrivato, veni, vidi, vici, e ha ripulito Napoli. È un fatto. Piaccia o non piaccia».
Il pm De Magistris ha avuto più preferenze del pm Di Pietro.
«De Magistris ha dimostrato molto coraggio. Ho visto nelle sue lotte molte somiglianze con le mie di anni fa».
In che senso?
«Io ho dovuto - come lui - combattere il potere senza avere nessuno alle spalle. Ti ricordo che negli anni 80-90 me la sono vista con un personaggio che la mattina parlava con Gorbaciov e la sera con Reagan».
Non ti sei sposato per una pena damore insuperabile o per meglio coltivare i tuoi odi familiari?
«Ho gli stessi gusti ma, ahimè, non le stesse possibilità di Berlusconi. Perciò, al momento (e fa intendere che qualcosa cova, ndr), non mi sento pronto al matrimonio. Istituzione alla quale credo però profondamente».
Più passano gli anni e più assomigli fisicamente a zio Ciriaco. Una nemesi?
«È pazzesco (ride a crepapelle). Chiedevo sempre a mia mamma: Tu, sì sicura a chi sò figlio? Ti fossi sbagliata?».
Da buon seguace della Gospa croata dovresti ormai perdonare e riconciliarti.
«Il messaggio principale di Medjugorje è infatti la pace. Questa cosa con zio Ciriaco deve finire. Non ha più senso».
Fissa una data.
«Quanto prima. Per quanto si dica che i De Mita sono longevi, il tempo passa».
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