«Così in Italia truccavamo le partite» Rispunta O’Neill e attacca la serie A

«Se alzavo le braccia, era combinata» Ma i suoi ricordi non combaciano

«Così in Italia truccavamo le partite» Rispunta O’Neill e attacca la serie A

Evidentemente va di moda così: giocare in Italia, fingere di apprezzare tutto del Bel Paese e poi rivelarsi critici della realtà nella quale si è vissuti. Nel frattempo: il conto in banca è cresciuto, i soldi italiani sono piaciuti e la pensione è stata assicurata. Così, il giorno dopo le rivelazioni di Camoranesi sulla rottura di scatole derivante dal fatto di dovere cantare l’inno di Mameli e altre simili amenità, è toccato a Fabian O’Neill dire la sua in un’intervista rilasciata al canale televisivo brasiliano Caixa Negra e riportata dal portale Errore: partite truccate, tanto per cambiare. Peccato però che il giocatore uruguagio, che ha giocato in Italia tra il 1995 e il 2002 con le maglie di Cagliari, Juventus e Perugia, cada in contraddizione nel suo stesso racconto.
«Le partite erano sempre truccate. Se a centrocampo alzavo due mani la partita era «aggiustata», se ne alzavo una allora non c’era niente di stabilito». Quali partite? Mistero. E quando O’Neill ne segnala una, terminata 2-2, ecco le incongruenze: «Quella volta entrai in campo e alzai le due mani. Mentre stavamo sull’1-1 e mancavano tre minuti alla fine, uno dei nostri calciò la palla da 40 metri insaccandola nell’angolino e questo non doveva accadere. I nostri difensori hanno poi lasciato pareggiare un attaccante avversario e le due squadre si sono salvate. Sembrava la scena di un film, ma era il risultato che doveva uscire». Sarà. Tuttavia nella carriera italiana del centrocampista sudamericano sono state cinque le gare finite 2-2, ma solo una, ovvero Cagliari-Perugia, corrisponde alla descrizione. Quello che non quadra è la successione dei gol: a pareggiare non furono infatti gli umbri bensì il Cagliari e, guarda caso, proprio con un gol del Grande Accusatore. Non un gol qualsiasi, peraltro: le cronache parlano infatti di «un destro a filo d’erba che passa attraverso mille gambe, sfiora quelle di Matteo Villa e fila angolato verso la porta.

Supera il portiere perugino Andrea Mazzantini ma picchia contro il palo. Rimbalza in campo. Sbatte contro la nuca di Mazzantini disteso in tuffo, e finisce dentro. Buca. Minuto 43 del secondo tempo. Due a due». Combinato? Tutto può essere, nel paese dei cachi e di Calciopoli.

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