da Roma
Il 2 aprile è lanniversario della scomparsa di Wojtyla e ora un libro appassionato e a tratti commovente racconta lemozione di quei giorni del 2005. Lo ha scritto il vaticanista di Repubblica, Marco Politi e sintitola Papa Wojtyla. Laddio (Morcelliana, pp. 179, 10 euro), e ripercorre lultima fase della vita del Pontefice, iniziata con quel ricovero durgenza, il primo febbraio di due anni fa e conclusasi dopo unagonia di tre giorni. Politi racconta i fatti e i retroscena meno conosciuti, la chiara consapevolezza che Wojtyla aveva di essere giunto alla fine, il suo rifiuto di tornare una terza volta al Gemelli dopo lultima gravissima crisi e dunque il suo no allaccanimento terapeutico.
In un capitolo del libro, si prende in esame il tema delle dimissioni. Un problema che tutti gli ultimi Papi si sono posti pensando alle complicazioni di una malattia o allinabilità. Un problema che Karol Wojtyla ha fatto studiare in modo più approfondito. Il Papa aveva «commissionato negli anni Novanta, a un gruppo ristretto, guidato dal cardinale Vincenzo Fagiolo, uno studio sulla fattibilità e limpatto di eventuali dimissioni papali». «Il documento top-secret spiega Politi è racchiuso negli archivi papali. Fagiolo ha analizzato i rischi e ha consegnato personalmente le conclusioni a Giovanni Paolo II». Il Papa si chiedeva se non fosse giusto che un Pontefice si dimettesse al raggiungimento degli ottantanni. Ma «la risposta è netta: non è opportuno che un Papa si dimetta». Il cardinale Fagiolo argomenta che la rinuncia è giustificabile soltanto nel caso di «amentia», parola latina e tecnica, che non significa esattamente pazzia, ma «incapacità mentale di esercitare il proprio ministero».
Il motivo per cui il Pontefice «non deve rinunciare» è «il turbamento che ne verrebbe al popolo dei fedeli».
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