«Così l’ho zittito in tv da Vespa»

Sindaco Flavio Tosi, a «Porta a porta» è riuscito a far ammutolire Luigi De Magistris. Tra i due, l’ex magistrato sembrava lei...
«Pazzesco: continua a dire che nella vicenda dell’aggressione a Silvio Berlusconi ci sono dei lati oscuri».
Allora lei, leghista coi fiocchi, ha sfoderato l’eloquio dei padri latini.
«Ho ricordato un principio che mi sembra attuale: “Quotiens cum stercore certo: aut vinco aut vincor, semper ego maculor”. Tradotto: se combatto con lo sterco, sia che vinca sia che perda, mi sporco sempre».
Gioacchino Genchi, consulente dell’europarlamentare ai tempi dell’inchiesta «Why not», s’è imbrattato sul palco del congresso Idv.
«Siamo al paradosso. L’ipotesi che il presidente del Consiglio al massimo della popolarità decida di farsi lanciare una statuetta in faccia da un complice farebbe ridere, se non ci fossero state serie conseguenze per la sua salute. Come confermano le perizie mediche».
Eppure De Magistris sospetta...
«Quando gli ho chiesto su quali basi reali si poggiano i suoi dubbi, non ha saputo ribattere. Perché perfino lui capisce bene che la teoria del falso attentato è una bufala. Se si fa politica gettando fango sugli avversari, piuttosto, dobbiamo aspettarci altri Tartaglia in giro per l’Italia. Col gioco delle ambiguità può solo riaprirsi lo scontro».
Il più giustizialista dei dipietristi ha pure finito per ammettere che tra le toghe c’è del marcio.
«Ma lo stesso De Magistris da pm è stato l’emblema delle guerre in atto tra procure, vedi il caso Salerno contro Catanzaro, e di come una parte dei giudici sia pericolosamente coinvolta in disegni di potere che con l’amministrazione della giustizia hanno poco a che vedere».
Ha sentito il «collaboratore di giustizia» Massimo Ciancimino?
«Non può avere alcuna credibilità, invece ci sono dei giudici che lo stanno ad ascoltare. Immaginiamo che in Usa il figlio di un boss mafioso cominci ad attaccare Obama. Quale attenzione meriterebbe dalla magistratura e dai giornali?».
Laggiù non guardano «Annozero».
«Da noi succede l’incredibile. Al di là della gravità delle accuse rivolte al premier Berlusconi, la cosa peggiore per la politica è un’altra».
Sarebbe?
«Lo dico a rischio di beccarmi una querela. Non c’è molta differenza tra quello che dice il Ciancimino di turno e un leader di partito come Antonio Di Pietro. Ormai possiamo aspettarci di tutto, questo è davvero preoccupante».
Emergono interrogativi inquietanti dal passato dell’ ex pm Di Pietro. Cene con personaggi scomodi, fotografie, assegni... Che idea s’è fatto?
«Non credo alla storia di Di Pietro “al servizio dei servizi” americani. Però l’imbarazzo è evidente».
Aggiungi un posto a tavola: Tonino al fianco di Contrada.
«Proprio il suo partito montò un caso su un presunto incontro tra Berlusconi e un giudice della Consulta, peraltro legittimo. Quelli dell’Idv gridarono allo scandalo perché così s’interferiva nel giudizio di costituzionalità sul Lodo Alfano.

Sappiamo com’è andata a finire. Al solito, due pesi e due misure».
Regionali in vista. La Lega in Veneto ha proprio messo la freccia?
«Dopo il successo delle Europee, il sorpasso al Pdl sarebbe nella logica. E Luca Zaia è un cavallo di razza».

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