Internet, Twitter e altre indiscrezioni raccolte tra i sostenitori dell'opposizione avevano già anticipato tutto. Da 24 ore le voci dell'opposizione parlavano di attacchi ai basiji in diverse città e raccomandavano di far attenzione a provocazioni capaci di confondere rivolta pacifica e atti terroristici. Ieri tutto diventa realtà. E così a fine giornata la manifestazione dell'opposizione in piazza Enghelab, le cariche della polizia, l'attacco ad una caserma di basiji incendiata a colpi di molotov e un misterioso attentato suicida al mausoleo di Khomeini rischiano di confondersi in unico magma inestricabile in cui è difficile distinguere verità, propaganda e provocazione. Una cosa è certa, l'incendio di una caserma di basiji, i «volontari della rivoluzione» considerati la guardia di ferro del presidente Mahmoud Ahmadinejad e l'attentato al mausoleo di Khomeini distante una trentina di chilometri dal centro della capitale sono due episodi diversi e distinti. Il primo è la risposta di gruppi non più disposti a subire gli attacchi delle milizie ultra fondamentaliste e vicini alla scelta della resistenza militante, violenta o addirittura «armata». L'attacco suicida alla tomba mausoleo dell'imam Khomeini è, se confermato, un vero e proprio episodio di terrorismo conclusosi con la morte dell'attentatore e il ferimento di due persone.
Chi sta dietro alle due operazioni? Per l'attacco ai basiji una risposta c'è. Da giorni i militanti studenteschi descrivono le azioni di misteriosi nuclei della Resistenza Nazionale Iraniana. Il nome non corrisponde a nessun gruppo conosciuto, ma le scorrerie di questi giovani armati di bastoni, molotov, coltelli e qualche rara e vecchia arma di piccolo calibro sono già leggenda. Secondo chi li ha visti in azione il loro principale bersaglio sono i basiji coinvolti negli attacchi ai dimostranti e ai dormitori dell'università. Quando i basiji si dividono e riprendono la via di casa scatta la rappresaglia della Resistenza Nazionale. Nel corso di meno di una settimana le violente ritorsioni di questi «vendicatori» avrebbe lasciato malconci decine di miliziani filo governativi. In almeno due o tre casi quest'embrione di resistenza armata avrebbe agito senza scrupoli usando armi da fuoco e uccidendo le loro vittime. Grazie alla loro determinazione, questi militanti armati si sarebbero guadagnati in meno di una settimana il sostegno e i finanziamenti di alcuni facoltosi esponenti dell'opposizione convinti della necessità di dotarsi d'una struttura in grado di rispondere alle violenze di regime.
Alcuni nuclei della neonata Resistenza Nazionale Iraniana avrebbero svolto ieri il ruolo di servizio d'ordine «ufficiale» della manifestazione di piazza Enghelab rispondendo alle cariche dei servizi di sicurezza con una rappresaglia già pianificata al quartier generale dei basiji più vicini al presidente Ahmadinejad.
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