«Così il made in Italy vincerà in Brasile»

La missione in Brasile di governo, Ice, Confindustria e Abi è un po’ la «seconda puntata», dopo quella del 2006 che ha gettato le basi per rilanciare i rapporti con l'Italia. In mezzo, però, c’è stata la crisi.
Claudio Scajola, ministro per lo Sviluppo economico, come si stanno sviluppando i progetti italiani?
«Nel 2006 il Brasile era già una grande promessa emergente. Oggi è una grande realtà: ha ridotto l’inflazione, ha fronteggiato con successo la crisi globale, ha abbassato il debito estero e ha aumentato il reddito medio pro capite dei suoi 190 milioni di cittadini, al punto che non riceve più crediti di aiuto dalla nostra Cooperazione allo sviluppo. Sta accelerando la ripresa e potrebbe essere alla vigilia di un vero e proprio boom. Già Paese Bric del G5, ha ottenuto anche grandi riconoscimenti internazionali, come la partecipazione al G8 e G20, e anche l’assegnazione dei Mondiali di Calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016, che si terranno a Rio de Janeiro, le prime in America Latina. È dunque il momento giusto per tornare in Brasile a consolidare le posizioni già raggiunte e avviare nuove iniziative di cooperazione economica e commerciale».
E quali saranno i nuovi piani di investimento in Brasile?
«Con 7,2 miliardi di euro di interscambio siamo l’ottavo partner economico del Brasile, il secondo dell’Unione europea, visto che abbiamo recentemente superato la Francia. Ci sono 300 imprese italiane in Brasile, alcune da molto tempo, come la Pirelli che ha il 35% del mercato dei pneumatici e di cui inaugureremo una mostra per gli 80 anni di presenza nel Paese; come Fiat, che è leader di mercato ed è tra le prime 15 società brasiliane, o come Telecom, che ha nel Brasile il suo mercato estero più importante. Altre imprese hanno una presenza più recente e questo viaggio, a cui partecipano 350 imprenditori guidati dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e diversi istituti bancari, guidati dal presidente dell’Abi, Corrado Faissola, sarà l’occasione per nuovi contatti di business. L’obbiettivo è estendere la presenza di medie e piccole imprese e fare del Brasile la grande piattaforma economica per l’intero Sud America. L’Italia è un partner particolarmente gradito, anche perché 30 milioni di brasiliani sono di origine italiana, e la presenza del presidente Lula martedì prossimo al Forum italo-brasiliano, a San Paolo, ne è la migliore testimonianza».
Come possono influire i Mondiali del 2014 e le Olimpiadi del 2016?
«I Mondiali di calcio, che si svolgeranno in 12 città, e le Olimpiadi di Rio, richiedono colossali infrastrutture e servizi per i quali il Brasile ha stanziato decine di miliardi di dollari. Le nostre aziende sono in prima fila, forti dell’esperienza positiva delle Olimpiadi invernali di Torino e della presenza in Centro e Sud America delle nostre grandi imprese di costruzione. Ricordo che Impregilo, la quale ha ottenuto dallo Stato di San Paolo la concessione dell’autostrada intitolata ad Ayrton Senna, ha vinto a Panama l’appalto forse più importante al mondo: quello per il raddoppio del Canale».
Non c’è grande azienda italiana che non abbia già una salda presenza in Brasile. Ci sono novità in vista per questi colossi?
«Fincantieri e Finmeccanica sono impegnati in numerose gare d'appalto nel settore della difesa. Api ha appena avviato una società mista per la produzione di biocombustibili. Visiteremo lo stabilimento di Prysmian per la produzione di innovativi tubi flessibili per l’esplorazione petrolifera in acque profonde al largo del Brasile, in cui è impegnata anche la nostra Eni».
Ma ci sono anche tante piccole e medie aziende presenti in Brasile o che vorrebbero esserci. Il governo, con l'Ice, ha previsto misure di sostegno per loro?
«Ci sono già molte medie e piccole imprese attive in Brasile. Il nostro obiettivo è aumentarne il numero e l’area geografica di attività, anche fuori dall’asse San Paolo-Rio. Per questo abbiamo messo a punto nuovi strumenti di sostegno come il Fondo di venture capital per l'America Latina di Simest, per promuovere investimenti di imprese italiane in Brasile, che ha già finanziato 9 progetti».
C’è la possibilità che imprese brasiliane investano nel nostro Paese?
«Siamo apertissimi agli investimenti brasiliani in Italia attraverso la nostra Invitalia. Segnalo che dal 2007 è in vigore un accordo tra Sace, che ha uno sportello a San Paolo, e il Banco do Brasil per garantire finanziamenti alle imprese brasiliane che acquistano beni e servizi made in Italy».
Ministro Scajola, gli ottimi rapporti tra Italia e Brasile sono attualmente incrinati, se così si può dire, dal caso Battisti. Questo Forum può aiutare a raggiungere una soluzione che rispetti le legittime istanze dell’Italia?
«La sentenza del Tribunale Supremo Federale sul caso Cesare Battisti è attesa per le prossime settimane. Sono convinto che i giudici brasiliani autorizzeranno l’estradizione di un terrorista assassino condannato all'ergastolo dai nostri tribunali per quattro omicidi.

Ricordo che anche il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui si chiede al Brasile di tenere conto delle sentenze italiane, perché non è concepibile lo status di rifugiato politico per un cittadino europeo».

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