Dopo averci fatto sognare con le fotografie della serie «La Terra vista dallalto», Yann Arthus-Bertrand torna con i piedi per terra con un nuovo progetto che prosegue il discorso iniziato quando fotografava paesaggi mozzafiato volando in mongolfiera. Se di fronte a quelle immagini si poteva avere la sensazione di essere soli di fronte allimmensità degli spazi, questa volta gli osservatori si troveranno in compagnia di ben «6 miliardi di Altri», come avverte il titolo della mostra al Museo dei Fori Imperiali fino al 26 settembre.
Promossa da Assessorato e Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e da BNL e BNP Paribas, quella allestita nel Mercato di Traiano è una mostra strana perché espone sentimenti, ricordi, speranze e dubbi. 5.600 interviste realizzate a persone di 78 diversi Paesi, alle quali sono state poste domande esistenziali: quali erano i sogni da bambino di un commerciante cinese; che idea ha della morte una signora brasiliana; qual è il senso della vita per un milionario saudita e per un dentista del Mali. Le risposte sono tutte commoventi, nella loro normalità o eccezionalità.
Ora, vista la mole delle risposte date, il rischio è che la visita possa durare anche più di tre ore, ma ne vale la pena, vista la suggestione del luogo: la via Biberatica con le sue botteghe (che ospitano le 15 tappe della mostra) dove, già 2000 anni fa, gente di diverse etnie si incontrava nel mescolarsi di lingue tipico di una Roma che rappresentava un crocevia di tradizioni e culture. E forse già allora, volti come quelli dei «6 miliardi di Altri» riflettevano sulle stesse domande esistenziali. Sarà per questo che lassessore ai Beni Culturali Umberto Croppi ha parlato di «spettacolo dellumanità» e della possibilità, visitando la mostra, di «dialogare con la gente e di scoprire come gli altri condividano i nostri stessi sentimenti. Qui si trovano risposte a domande sopite, la condivisione dei nostri sentimenti e la forza per affrontare la paura del mondo». Ecco cosa intende quando afferma che l'intenzione del suo assessorato è di «riempire i nostri spazi non solo di immagini, ma anche di significati».
Dal Brasile allArmenia al Giappone, Yann Arthus-Bertrand tratteggia i confini di un mondo vasto accomunato dagli stessi sentimenti. «Questa mostra è per voi tutti - ha detto- è lo specchio che riflette ognuno di noi e le domande che ci poniamo. Le risposte che troverete sono straordinarie».
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