Così morì Cornigliano

Numeroso pubblico anche alla 5ª lezione di Storia di «Genova italiana», promossa e organizzata dalla Fondazione Garrone con la collaborazione di Editori Laterza e Palazzo Ducale Fondazione per la cultura. È stata tenuta dal prof. Marco Doria, docente di Storia economica all'Università di Genova. Ha parlato delle «Acciaierie di Cornigliano», la loro nascita, sviluppo, ecc... L'Italia si stava motorizzando e la Fiat si apprestava a fabbricare le auto che avrebbero poi riempito le nostre autostrade. Aveva bisogno di una fabbrica d'acciaio e, per ridurre i costi, l'acciaieria serviva vicino a Torino e sul mare, per l'approvvigionamento più economico delle materie prime (carbone e ferro). Cosa meglio di Genova? Non c'era lo spazio? Lo si crea riempiendo il mare e si distrugge uno dei quartieri più belli della città. Petrarca cantò Cornigliano come splendido luogo di villeggiatura fuori le mura di Genova. Viene distrutta villa Raggio, con cariche esplosive, per costruirvi il più importante stabilimento siderurgico italiano, lo Sci (Stabilimento a Ciclo Integrale). Tra il 1950 e il 1953, vi muoiono su tale lavoro (cassoni pneumatici di cemento armato collocati sul fondo del mare che viene scavato) 21 operai, migliaia subiscono infortuni, ma tutto deve andare avanti. La Fiat è interessatissima ad avere finalmente il laminati d'acciaio a basso costo (i coils) che servono per le carrozzerie delle auto. Intanto Cornigliano, da splendido quartiere, diventerà quello più inquinato della città, perdendo lo sbocco al mare con i bagni più frequentati della città e la vivibilità di un'area climatica di affermate tradizioni turistiche. Capannoni, ciminiere e il più elevato tasso di inquinamento acustico (picchi di 80 decibel), con il tasso di insorgenza tumorale quattro volte superiore al resto della città ed altissimi tassi di inquinamento atmosferico.
Anche da questa lezione di Storia della «Genova italiana» appare evidente che una Comunità Indipendente, con poteri decisionali autonomi, aveva saputo autogestirsi benissimo per oltre sette secoli, senza mai una rivolta di popolo.

Perduta la sua indipendenza, illegittimamente ed illegalmente, perché la monarchia sabauda voleva espandersi, è stata invece costretta a subire un tipo di sviluppo che «serviva» ad una certa Italia, che poi è stato abbandonato, con lo smantellamento dell'Iri mettendo in ginocchio tutta una città che su tale sviluppo «drogato» aveva fatto ormai conto! Alla luce di quello che poi è accaduto, si pone allora obbligatoria una domanda: una classe dirigente di una Comunità indipendente avrebbe «scelto» questo tipo di sviluppo?
*presidente Mil
Movimento Indipendentista Ligure

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