Così nacque l’«inno» di Milano

L’assessore Gallera presenta il libro della zona 2, con la storia de «Oh, mia bella Madonnina»

Giulio Gallera, assessore al Decentramento del Comune oggi alle 15,30 è ospite di Giorgio Caprotti alla Fondazione cardinale G. Colombo, Università della terza età, piazza San Marco 2 (tel. 02-6552190) per distribuire agli allievi del corso di Cultura Milanese, giunto alla sua quinta edizione e sempre innovativo nelle argomentazioni e nelle presentazioni, gli ultimi due libri della bella serie della «Milano della memoria».
Si conclude così la serie di nove volumi, distribuiti gratuitamente dal Comune, della città raccontata zona per zona sul filo della memoria e delle testimonianze degli abitanti. Gli ultimi due volumi riguardano la Zona 2 (Greco-Turro, Gorla-Precotto, Villa Sangiovanni, Crescenzago) e la Zona 3 (Porta Venezia, Piazzale Loreto e Città Studi), che si inseriscono fra gli altri già distribuiti alla cittadinanza e ora in ristampa a seguito di un subisso di richieste.
Anche in queste ultime raccolte è un susseguirsi di storie locali, di evoluzioni urbanistiche, dalle pecore ai grattacieli, dai prati della via Gluck alla cementificazione di un nuovo quartiere sino ad avvenimenti che si sono proiettati non solo in campo nazionale ma che anche fecero il giro del mondo. Come il racconto di un bambino, superstite del bombardamento della scuola di Gorla del 20 ottobre del 1944 che stroncò 200 piccole vite con le loro maestre, e che se la cavò per l’intraprendenza di un maestro che, premutosi con la schiena contro il muro di uno scantinato, che poi rovinò, fece da scaletta ai suoi scolari che così riuscirono a sgusciare fuori. E nella Zona 2 c’è persino la storia della «Oh, mia bella Madonnina», la canzone tango composta nell’ottobre 1935 da Giovanni D’Anzi, nato a Milano ma di famiglia pugliese. Autore di oltre 1.

200 canzoni, anche in lingua, che nate dalla genialità musicale di un pianista da cabaret furono anche di conforto ai nostri soldati al fronte o in prigionia, come quella «Nostalgia di Milano», il rimpianto di casa, che si conquistò una fama pari a quella dello struggente coro verdiano ne «I Lombardi alla prima crociata».

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