Così nelle stanze del potere avanza l’idea del complotto

Dagli attacchi dei giornali di Murdoch furioso per l’Iva aumentata a Sky ai rapporti privilegiati Italia-Russia passando per l’intraprendenza della Fiat

Roma - Frullava nell’aria da giorni, ma ieri, su La Stampa, l’ha scritto molto chiaramente una giornalista quadrata, Lucia Annunziata: «Non sarà sfuggito a molti che in queste settimane alcuni quotidiani italiani riportano voci che il nostro governo teme un complotto appunto che nasce negli Usa e nel mondo anglosassone». L’ha scritto per così dire di «terza sponda», ma il concetto è chiaro, persino in versione bilingue: bilderberg, complotto. E non l’ha scritto una berlusconiana con il coltello fra i denti, non una «dipendente del Cavaliere» al pari nostro (come direbbe forse Franceschini, uno noto per la sua carriera da indipendente nella società civile, irreggimentato nella Dc fin dalle elementari), ma l’ex presidente della Rai di centrosinistra.
No, non ci è sfuggito affatto, quello che ha scritto: «Il complotto è un’ombra che tradizionalmente si avverte nella politica italiana. Vi hanno fatto ricorso Andreotti e ambienti socialisti per Mani pulite, la sinistra vi ha attinto a piene mani per molti dei suoi problemi. Oggi però - scrive la columnist de La Stampa - pare rispuntare anche dentro il centrodestra, dove c’è chi sostiene che a ledere il rapporto fra Usa e Italia sia l’eccessiva vicinanza dell’attuale premier Silvio Berlusconi al premier russo Putin».

Dice e non dice, l’Annunziata, perché giustamente teme che le appiccichino un’etichetta, che tanto le daranno ugualmente, solo perché non porta il cervello all’ammasso. Ma fa capire di essere bene informata, di avere fonti internazionali, capacità di collegare informazioni disperse, e collega tante coincidenze strane. Ad esempio il cambio di guardia alla Casa Bianca, dove un presidente progressista ha ribaltato il sistema di alleanze e i cardini politici dell’amministrazione Bush. Oppure che la guerra contro Berlusconi e la campagna sulle sue vicende private abbia trovato una straordinaria risonanza, dal Regno Unito all’Australia – guardacaso – proprio sulle testate di una certo Rupert Murdoch.

Giustamente l’Annunziata si chiede: ma cosa gliene frega agli australiani della famiglia Letizia? Noi crediamo sia solo una bizzarra coincidenza, ma lei, senza dubbio, presta orecchio a quelli convinti che possa essere anche una vendetta per l’aumento del canone a Sky. Noi pensiamo sia una maldicenza arbitraria, ma lei invece è incuriosita dal gioco di rimpallo che scandisce questa singolare campagna di stampa. Un giorno di Noemi scrive Il Times e La Repubblica lo riprende. Un altro ne scrive La Repubblica e lo riprende il Times. Così il risultato è che per giorni sia La Repubblica sia il Times ne scrivono, e tutti i quotidiani nazionali e internazionali a ruota dietro di loro.

L’Annunziata ha evocato la parola complotto, ma noi, che non siamo così maliziosi, ancora una volta preferiamo pensare che sia il caso. Non riusciamo a crederle. Però è anche terribilmente convincente, perché le coincidenze sono tante, e troppe. In fondo, in giro per il pianeta, ci sono molti a cui un asse privilegiato Italia-Russia non va giù. Poteri e potenti che considerano la diplomazia italiana uno spiacevole ingombro.

L’Annunziata è addirittura più maliziosa di Ghedini che invece è più cauto: «Non so se ci sia un complotto, però vedo una sorta di concerto, come è già avvenuto dal 2001 al 2006, in cui certa stampa internazionale che ha un antico disprezzo per l’Italia prende spunto da giornali locali della sinistra per screditare il nostro Paese e indebolirlo sulla scena europea e mondiale. È proprio una forma di strategia di isolamento dell’Italia». E una ragione potrebbe anche essere, a suo giudizio, l’offerta di Fiat per Opel. «Può darsi che ci sia un forte fastidio da parte di alcuni poteri economici - spiega Ghedini - perché una nostra grande azienda nazionale si sta portando sui mercati mondiali in maniera molto decisa e si sta muovendo bene». Quanto alla possibilità che addirittura possa saltare il vertice tra Berlusconi e Obama, «credo proprio - dice Ghedini - che sia fantascienza. Non vedo ragioni perché il presidente degli Stati Uniti debba porre in dubbio quelli che sono gli ottimi rapporti tra Italia e Usa per questioni di pettegolezzi di quartiere e per reazioni scomposte di giornalisti inglesi, i quali farebbe meglio a pensare ai politici loro e a quanto si legge sulla politica britannica in questi giorni».

Ma per l’Annunziata tutti questi elementi portano alla parola complotto che stavolta potrebbe spiegare molte cose, anche le campagne di stampa internazionali e i meschini accanimenti contro una ragazza di 18 anni, a cui vengono rinfacciati i suoi sogni di arrivare, come una vocazione al meretricio.

Cara Annunziata, lei dice e scrive «complotto» perché in fondo un po’ ci crede. Noi la leggiamo con attenzione e vacilliamo. Perché se fosse vero, vorrebbe dire che la dirty politics è arrivata dall’America all’Italia nella sua forma più violenta e infame. Certo, non è una novità.

Ma al confronto di quello che sta accadendo il caso Montesi, con la campagna contro il povero Piccioni (pagò il figlio, perché si potesse colpire il padre, leader democristiano), e il caso Leone con la squallida disinformazione che buttò fuori dal Quirinale un galantuomo (anche qui mettendo in mezzo i figli) sembrano delle ingenue marachelle di goliardi.

Lei dice complotto, perché ci sono di mezzo monopoli, media, vite umane, testimoni che spuntano dal nulla come funghi, giovani condannati che asseriscono verità di fede, e persone indifese che vengono macinate come in un tritacarne, per colpire obiettivi più alti. Lei dice «complotto», ma noi continuiamo a pensare che debba essere solo un caso.

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