Ad un certo punto la trattativa per salvare il trasporto aereo in Italia, 18mila posti di lavoro, le professionalità e bla bla bla si è arenata su un punto fondamentale: «E i posti auto?». E sì, parcheggiare all’aeroporto non è facile. E il personale di volo, non più dotato della navetta che li recuperava a casa, dove diavolo posteggiava la propria auto? Un bel problema davvero. L’Alitalia continua a perdere due milioni di euro al giorno di quattrini dei cittadini (che se hanno un macchina se la ficcano in tasca) e piloti e hostess subordinano la trattativa al posto auto (e ovviamente al suo costo). Certo è stato solo uno degli aspetti del lungo tira e molla tra sindacati e la Cai di Colaninno, ma dà l’idea del genere di obiezioni con cui i sindacati autonomi hanno portato avanti le proprie posizioni. Altro che interessi generali, altro che maternità, il problema è il posto auto. Questa incapacità di capire a che punto fosse arrivata la situazione, ha portato le cinque sigle sindacali autonome a non firmare.
Una strategia di pazzi, anche dal punto di vista sindacale. Ora i loro rappresentati sono nell’angolo. Talmente nell’angolo che saranno costretti a firmare dopo le assemblee di lunedì i contratti già stipulati dalle sigle confederali.
Altrimenti la strada è tracciata. Vediamo subito alcuni numeri che riguardano i piloti (discorso analogo vale per il restante personale di volo). La Nuova Alitalia, secondo il piano Fenice, avrà bisogno di 1550 piloti. 300 comandanti arrivano già da AirOne: dunque per Cai è necessario pescare 1250 piloti tra i 2100 attualmente in forza all’Alitalia. Ovviamente il discorso è più complicato: non tutti i piloti sono abilitati a guidare le macchine di cui si doterà la Cai. Ma insomma il filo del ragionamento può seguire, considerando inoltre il fatto che Anpac e Up (i due sindacati dei piloti) non rappresentano l’universo mondo dei dipendenti Alitalia. E dunque un bel gruzzoletto di piloti ha di fatto già sottoscritto il nuovo contratto di lavoro.
Il punto è proprio questo. Se nei prossimi giorni gli autonomi non dovessero firmare il contratto, i propri iscritti si vedrebbero recapitata una richiesta molto semplice dalla Nuova Alitalia: «Questo è il nuovo contratto collettivo, firmato dalle organizzazioni sindacali confederali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl). Vuole individualmente sottoscriverlo?». Chi stracciasse questo contratto, si troverebbe automaticamente senza lavoro: in mobilità o cassa integrazione. Per di più senza il paracadute sociale dei sette anni garantito dal governo per chi aderisce in toto all’accordo sindacale Alitalia.
Se i rappresentanti sindacali possono portare avanti il bluff fino a perdere la camicia, ciò non vale evidentemente per un normale lavoratore. Il nuovo contratto dei piloti prevede una riduzione dello stipendio del 6-7 per cento e la possibilità di recuperare questa quota lavorando di più. Certo si perdono molti privilegi sindacali, ma questa è roba che riguarda i capetti della rivolta e non già i piloti che fanno semplicemente il proprio lavoro.
Difficile pensare che i nuovi proprietari di Alitalia abbiano a questo punto difficoltà a reclutare 1250 piloti. E comunque sia la situazione, così come si è venuta a creare, crea un bel dilemma. La categoria infatti non è in grado di chiedere compattezza. Per il semplice motivo che non rappresenta tutti i piloti di Alitalia. E per il fatto che al suo interno c’è qualcuno che del dannato stipendio avrà pure bisogno.
È una situazione davvero spiacevole per i dipendenti Alitalia.
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