Così Picasso domò Dominguín

Quando Cocteau li fece incontrare, il re della corrida rifiutò di essere ritratto dall’artista. Poteva finire male: invece divennero inseparabili

Così Picasso domò Dominguín

La nascita dell’amicizia tra Picasso e il torero Dominguín ha in sé qualcosa dello scontro mitico, come accade quando due grandi si fronteggiano. Prima di conoscere Luis Miguel, Picasso diceva di lui che era «un torero da Place Vendôme», intendendo che la sua tauromachia risultava «scientifica», dominatrice, troppo disinvolta. Il gusto di Picasso per i tori, invece, si orientava, proprio come quello della maggior parte del pubblico, verso «la lotta ostentata, i corpo a corpo, l’alterco drammatico». Diversamente da tutti i toreri che facevano corride in Francia, poi, Dominguín non dedicava mai l’uccisione a Picasso, nemmeno quando capitava ad Arles. Toccò a Jean Cocteau trasformare quell’apparente tensione in energia positiva. Eppure, all’indomani dell’incontro testimoniato dagli scatti d’epoca che combinò tra i due nel 1950, fu ancora a Cocteau, e non a Picasso, che Dominguín dedicò il combattimento.
È tuttavia l’inizio di un ping pong emotivo che finirà con una delle più grandi amicizie della storia di Spagna. Cocteau regala a Dominguín un orologio d’oro per riconoscenza. «Oro di Germania», ironizza Picasso. Che però più tardi dirà di non riuscire a disegnare un toro in presenza di Luis Miguel e assecondando un istinto infallibile che sempre lo portò verso chi avrebbe potuto amarlo senza riserve, invita Dominguín in Provenza per offrirgli un ritratto. Dominguín, poco più che ventenne all’epoca e smanioso di approfittare dei brevi periodi di libertà strappati ai tori per cacciare, sedurre e viaggiare, «dimentica» l’invito. Picasso: «Quando io prometto a qualcuno di ritrarlo, di solito arriva immediatamente». Luis Miguel: «Pablo, cerca di comprendermi. Io voglio che tu ti occupi di me quando mi conoscerai bene. Non prima».
Qualche anno dopo, quando cominciò a diventare abituale vedere la silhouette di Dominguín stampata sulle copertine dei rotocalchi, entrare al Claridge di Londra insieme ad Ava Gardner, discutere a bordo piscina a L’Avana con Ernest Hemingway, scegliere Luchino Visconti come padrino di suo figlio Miguel Bosé o sfilare a Hollywood con Rita Hayworth, accanto al torero comparve anche e soprattutto Picasso, insieme a intellettuali del calibro di Rafael Alberti, che scriveva poemi a lui ispirati, e di Luis Buñuel, che cercava di convincerlo del «misticismo erotico della corrida». Con Picasso, invece, padrino di sua figlia Paola, Dominguín festeggiava i momenti intimi di entrambi, come gli ottant’anni del pittore, per cui spensero insieme le candeline a Vallauris. I due si vedono regolarmente. Picasso fa ceramiche, litografie e disegni ispirati ai combattimenti di Luis Miguel, che dona alla famiglia Dominguín, e Dominguín osserva da vicino e riflette, su arte e tori.
Queste riflessioni sono conservate in un breve ma intensissimo diario di un’amicizia che risale agli anni Sessanta ma che arriva solo oggi in Italia: Per Pablo (edizioni ObarraO, pagg. 53, euro 6, traduzione di Alessandro Giarda, con una bella introduzione di Jacques Durand) è l’omaggio che «il miglior matador del dopo Manolete» dedica a un gigante dell’arte del ’900 e al legame che si formò tra i due. Legame basato su stima e salde radici comuni: «Gli spagnoli hanno inviato il migliore tra loro in Francia... La Spagna, di fatto, prova verso Picasso questa nostalgia, questa morriña dallo sguardo assente che si avverte in ogni spagnolo».

Ma anche sulla condivisione di un destino di gloria che a volte può risultare più duro da sopportare di una vita trascorsa nell’ombra: «Noi toreri, che sottoponiamo coloro che amiamo ad angosce che, per quanto reiterate, non sono meno terribili, riconosciamo istintivamente chi si avvicina all’“abito di luce” e chi all’uomo. Anche Pablo, il quale in fondo è un torero, sa riconoscere le farfalle attirate dallo splendore della sua fama... Forse è il comune rifiuto della popolarità eclatante che ha sigillato la nostra amicizia».

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