«Così il politico era il garante tra criminali e istituzioni»

Un atto di accusa di 351 pagine, che pesca nelle dichiarazioni non freschissime di pentiti e che fa riferimento, come lo stesso gip Raffaele Piccirillo ricorda, a condotte tutte precedenti il 2004. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Nicola Cosentino racconta il teorema della procura di Napoli, secondo la quale il politico «contribuiva, con continuità e stabilità, sin dagli anni '90, a rafforzare vertici e attività del gruppo facente capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone», ricevendo in cambio «sostegno elettorale».

«NICOLA È IL PADRONE NOSTRO»

GIALLO SUI CERTIFICATI ANTIMAFIA
Il presunto «contributo» ai Casalesi del vice di Tremonti, secondo il gip, avveniva tra l’altro «garantendo il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, amministrazioni pubbliche e comunali». Tra le accuse, aver gestito la società Eco4, controllata «dalle famiglie mafiose» e attiva nel ramo rifiuti, ottenendo grazie a pressioni «il rilascio delle certificazioni antimafia in situazioni nelle quali erano ravvisabili elementi ostativi», e utilizzando «attività di impresa per scopi elettorali». L’Eco4 era dei fratelli Orsi, uno sei quali (Sergio) intercettato dice: «Nicola è il padrone nostro». Il rapporto coi clan risale a un’«imbasciata», racconta il pentito Vassallo, arrivata dal boss Bidognetti che, dal carcere, disse di votare l’allora giovanissimo Cosentino. In una riunione «elettorale» del clan, proprio Vassallo presentò Cosentino dicendo: «Se cresce lui, cresciamo anche noi».

IL RAPPORTO TRA COSENTINO

E IL CLAN? «VOTI CONTRO FAVORI»
Secondo il gip le dichiarazioni di un gruppo di pentiti (Gaetano Vassallo, Carmine Schiavone, Dario De Simone, Raffaele Ferrara, Domenico Frascogna, Anna Carrino, Domenico Bidognetti e Michele Orsi, quest’ultimo ucciso a giugno dello scorso anno) portano a «convergenze specifiche» sul sostegno che i Casalesi avrebbero offerto a Cosentino per le elezioni nel ’90, nel ’95, nel 2001, mentre di contro Cosentino avrebbe «esplicitato disponibilità» verso «i supporters elettorali di estrazione camorrista». Così per Piccirillo «è dunque provato (...) anche questo aspetto dello scambio “voti contro favori”». «I rapporti di affinità familiare, comune estrazione territoriale e acclarata confidenza/gratitudine impediscono di ritenere credibili argomenti difensivi incentrati sull’inconsapevolezza dell’indagato circa l’estrazione camorristica dei soggetti», dice il gip.

SU QUELLA STRANA CONVENZIONE

SENTITO BASSOLINO: «NON RICORDO»

A proposito di rifiuti, la richiesta di arresto di Cosentino racconta del tentativo di escludere, almeno dal territorio di Caserta, l’Ati Fisia Italimpianti, che aveva avuto l’esclusiva nella gestione emergenziale del ciclo dei rifiuti. Il «progetto» si basava su un consorzio, l’Impregeco, e la «strategia» era «diretta alla creazione di un ciclo integrato dei rifiuti alternativo». Impregeco, secondo l’ordinanza, «insieme ad altri obiettivi, consentiva a Landolfi e Cosentino di incrementare il sistema delle assunzioni e dei conferimenti di consulenze a scopo clientelare». Ma a firmare la convenzione che riconosce al consorzio Impregeco la gestione di una serie di impianti di tritovagliatura è il commissario governativo ai rifiuti, ossia il governatore campano Antonio Bassolino. Convocato in procura il 13 febbraio scorso, «sull’ordinanza e sulla convenzione, che pure ebbe a firmare, non sapeva fornire ragioni», scrive il gip. «Non ricordo tale sigla societaria, anche se rammento che in un certo periodo si realizzò una convergenza tra tali Consorzi per esigenze che in questo momento non rammento specificamente. Il mio ruolo e le plurime mie incombenze non mi consentivano di avere una cognizione tecnica specifica delle vicende», mette a verbale Bassolino, che quanto alla paternità dell’atto scarica sul vicecommissario Giulio Facchi, il cui nome è molto frequente nell’ordinanza.

I PENTITI: DA BOCCHINO A LANDOLFI

«TANTI A DISPOSIZIONE DEI CLAN»
Oltre a Cosentino, nelle 351 pagine saltano fuori i nomi di molti politici. Quasi sempre sono «voci» di contiguità alla camorra, riferite da pentiti che raccontano di averne sentito parlare a riunioni di clan. Gaetano Vassallo, per esempio, racconta di un meeting del 2007: «Bidognetti Raffaele alla mia presenza e alla presenza di Di Tella Antonio, riferì che gli onorevoli Italo Bocchino, Nicola Cosentino, Gennaro Coronella e Landolfi facevano parte del “nostro tessuto camorristico”. Devo dire che non era la prima volta che (...) sentivo parlarne come politici che potevano favorire gli interessi del clan camorristico e che per questo stavano a nostra disposizione. Ricordo che Landolfi, in occasione della penultima campagna elettorale, aveva chiesto l’assunzione presso l’Eco4 di diverse persone da lui indicate tramite Peppe Valente e Sergio Orsi che poi lo avrebbero dovuto votare. In cambio Landolfi era a disposizione del clan per consentire l’aggiudicazione di appalti intervenendo su politici locali, o per i trasferimenti di affiliati detenuti».

ECO4, PIÙ CHE UNA SOCIETÀ

UN GRANDE BACINO DI VOTI

Michele Orsi, ucciso a giugno 2008, racconta il legame tra assunzioni e voti: «Il bacino di voti controllati attraverso la Eco4 - mette a verbale - (...) poteva contare su circa 250 dipendenti e familiari. Tra gli impegni elettorali dei diversi candidati nelle rispettive elezioni ricordo: il sostegno di Forza Italia attraverso l’onorevole Cosentino alle politiche del 2001, il sostegno di Brancaccio (ex Ds, ora Udeur) alle regionali del 2005 e quello di Cosentino alle provinciali del 2005, quello di Brancaccio alle ultime comunali di Orta di Atella, quello di Andrea Lettieri (ex Ds, ora Pd) alle ultime comunali di Gricignano. Posso dire che il nostro sostegno, come detto, si è estrinsecato in assunzioni (...)».

Sempre Orsi aggiunge: «Prendo atto che questo ufficio mostra perplessità perché si decise di distrarre fondi per pagare tangenti ai camorristi mentre diverso comportamento fu seguito per le tangenti ai politici; rappresento che le tangenti da pagare alla camorra erano ai miei occhi inevitabili, mentre il nostro impegno con i politici poteva essere largamente garantito attraverso le assunzioni».

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