Roma - È l’immigrazione clandestina, irregolare, non controllata la vera piaga per l’Italia, non l’immigrazione. E gli ultimi dati dicono che la tendenza è quella di un aumento degli stranieri «abusivi» in libertà, con una diminuzione delle espulsioni e un’impennata di reati commessi proprio da chi non è in regola. In questi ultimi due anni non c’è stata nessuna legge che abbia migliorato la politica dell’immigrazione e cifre della Caritas e numeri del Viminale concordano: le maglie del controllo sono sfilacciate al punto che su dieci clandestini rintracciati, circa sette rimangono liberi e soltanto tre sono rimpatriati. Il progetto di legge Amato-Ferrero non è mai stato approvato dalle Camere e, a parte una norma estensiva del ricongiungimento familiare per gli immigrati, il governo Prodi ha varato un decreto flussi 2007 che prevede l’assunzione di 170mila stranieri. Ma le domande presentate a dicembre sono state 540mila in più. Cgil, Cisl e Uil hanno recentemente chiesto all’esecutivo un nuovo decreto per smaltirle, il ministro Ferrero ha promesso una mediazione. La richiesta però si è persa nel vuoto. E così le 540mila domande in eccedenza andranno a finire nella matassa di problemi del nuovo governo.
Con un’emergenza criminalità legata ai clandestini che cresce. Alcuni esempi: il 32% degli omicidi nel 2006 in Italia sono stati commessi da stranieri (442), ma di questi il 74% erano clandestini. Una rapina su quattro è stata opera di non italiani, ma di questi 8 su 10 erano irregolari. Stesso dicasi per i furti: il 39% dei ladri sono extracomunitari, ma di questi ben l’84% sono clandestini. I dati contenuti nell’ultimo «rapporto sulla criminalità» del Viminale parlano molto chiaro: sono le fasce irregolari della popolazione straniera, quelle più in difficoltà, senza permesso di soggiorno, arrivate in modo non legale, le più pericolose.
Ma quanti sono i clandestini in Italia? I dossier indicano cifre enormi. Nel solo 2006, secondo l’ultimo documento della Caritas, sono stati rintracciati 124.383 irregolari. Gli espulsi sono stati poco più di 45mila: allontanati alla frontiera o rimpatriati. Ma 78.934 non sono stati ricondotti nel loro Paese. Il documento li chiama «non ottemperanti»: gente che non è più andata via dall’Italia. Il 2006, secondo il dossier Caritas, è stato l’anno più fallimentare (manca ancora il dato 2007) nel contenimento all’immigrazione irregolare: solo il 36,5% dei clandestini rintracciati sono stati rimpatriati e allontanati, contro il 45,3% del 2005, il 56,8% del 2004 e il 61,6% del 2003. Secondo una stima effettuata dalla Caritas i clandestini che vivrebbero stabilmente nel nostro Paese sarebbero almeno 500mila.
E dichiarazioni e proclami su aumenti o diminuzioni di sbarchi sulle coste siciliane lasciano il tempo che trovano: solo il 13% dei clandestini in Italia sono arrivati qui via mare. È il documento del ministero del Viminale a scriverlo: «Nel nostro Paese la figura dell’immigrato irregolare è inestricabilmente collegata all’immagine delle cosiddette “carrette del mare”». Ma questo è un modo di arrivo «marginale».
Gli incontrollabili sono infatti quegli immigrati che gli esperti chiamano «overstayers»: «Una parte consistente di stranieri - si legge nel dossier - non ha bisogno di varcare fraudolentemente le frontiere; non ne hanno bisogno, infatti, tutti coloro per i quali è sufficiente un visto turistico. Una parte consistente dell’immigrazione irregolare nel nostro Paese è costituita da stranieri entrati regolarmente ma rimasti in Italia oltre la scadenza prevista dal visto».
Sono il 64%, oltre 6 su 10, dei rintracciati nel 2006: turisti «a oltranza». Ma in questi anni si è sempre parlato, troppo, degli sbarchi, senza badare alla massa in crescita degli «overstayers».
Senza contare che la frontiera di più difficile controllo, in realtà, è quella terrestre: il 23% dei clandestini è entrato in Italia non con le barche, ma dai confini del nord-est del Paese. Quasi il doppio degli ingressi via mare.
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