Due progetti allo studio e uno già avviato per rendere Roma una moderna «città del sole», un esempio da seguire nel campo dello sfruttamento delle energie rinnovabili. È questo lobiettivo del piano presentato ieri da Acea, che è pronta a investire 130 milioni di euro per costruire con il Comune il parco fotovoltaico più grande dItalia. Non solo: lidea è quella di collocare pannelli su tutti gli edifici e le scuole pubbliche per produrre altra elettricità pulita, riducendo in maniera significativa le emissioni nocive nellatmosfera.
«La nostra non è unutopia, ma unidea ambiziosa, concreta e credibile», assicura il presidente Giancarlo Cremonesi. Che, dati alla mano, ci mostra come lazienda abbia già imboccato da tempo questa strada: oggi Acea ricava dal sole 4 megawatt della sua offerta. Per la fine del prossimo anno, il traguardo dichiarato è quello di moltiplicare per sei quel dato, arrivando a quota 24 mw. «Non abbiamo bisogno di autorizzazioni, non è un annuncio, ma qualcosa che stiamo realizzando».
Liter interessa le 31 cabine primarie, la centrale di Monte Mario, quella sulla Collatina; accordi sono stati siglati con il Consorzio di Castel Romano, il Tecnopolo tiburtino e altri soggetti. «In questo modo - puntualizza Cremonesi - potremo ottenere un risparmio energetico di 5.250 tonnellate di petrolio, abbassando le emissioni di CO2 di 14mila tonnellate».
La vera sfida è ora quella di raddoppiare questi numeri già confortanti concentrando nello stesso sito un tappeto di pannelli solari, dando vita a un parco fotovoltaico. Bisogna trovare 70 ettari di terreno e la tenuta agricola di proprietà del Comune a Castel di Guido potrebbe rappresentare la soluzione ottimale. «Non certo lunica - chiarisce il presidente - ritengo che individuare larea adatta sia lultimo dei problemi. Non credo che le alternative manchino, basta la volontà». Requisito di fatto già presente, visto che il Campidoglio guarda con grande favore al progetto, le cui esternalità positive sono evidenti: si parla di altri 25 megawatt che, da soli, permetteranno di coprire il 20 per cento del fabbisogno elettrico del servizio di illuminazione pubblica cittadina. E di abbassare ancora di più le emissioni nocive e il consumo di petrolio.
Roma, inoltre, potrebbe diventare una sorta di faro per tutte le capitali mondiali. «Oggi - riprende Cremonesi - si parla tanto di Dubai, che pure sta costruendo la sua città del sole. Ebbene, lì la produzione è di appena 10 megawatt a fronte dei nostri 25». Di più: «Un conto è operare negli spazi sconfinati del deserto e rivolgersi a 50mila abitanti, un altro è realizzare unidea del genere per un centro abitato vasto come quello della capitale». Eppure lAcea non preconizza tempi biblici, anzi è esattamente il contrario: «Da quando sarà messa a disposizione larea, contiamo di essere pronti in un anno».
Non finisce qui: allincirca altri 5 megawatt di energia pulita potranno essere ricavati installando piccole schiere di pannelli sugli edifici scolastici e su quelli pubblici cittadini. «È pure un modo per dare lesempio ai giovani», rilancia Cremonesi, che chiarisce anche il capitolo dei costi: "Sarebbero a carico dell'amministrazione comunale, che però rientrerebbe rapidamente utilizzando quell'elettricità".
Non resta che fare un rapido calcolo: con tutti i progetti a regime, più di 50 megawatt della produzione di Acea arriverebbero dalle rinnovabili.
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