COSÌ SI FA RIVIVERE IL PAESE CHE SCOMPARE

Sono quasi seimila i piccoli Comuni d’Italia. Da Arcumeggi, galleria di affreschi a cielo aperto, a Colletta, il «borgo medioevale telematico», tutti lottano per non sparire: tra fantasia , feste e il recupero delle antiche tradizioni locali

COSÌ SI FA RIVIVERE IL PAESE CHE SCOMPARE

Eleonora Barbieri

S. Ambrogio è circondato dalla folla: in sella al suo cavallo bianco, il santo dalle vesti dorate benedice il gruppo di cittadini accorsi a incontrarlo, a sfiorare la sua veste, a incrociare il suo sguardo. S.Ambrogio è fra le case di Arcumeggia, e chi percorra le viuzze di questo borgo a pochi chilometri da Varese può ancora fermarsi e ammirarlo: il vescovo è ancora qui, a osservare i passanti, dall’alto del muro di una delle case del paese. Perché Arcumeggia, dal 1956, è un affresco a cielo aperto: è il «Paese dipinto», ricreato da artisti come Sassu, Montanari, Salvini e Usellini. È qui, a due passi da Laveno, che i suoi 1194 abitanti continuano a vivere, immersi fra i monti della Valcuvia.
Così Arcumeggia è tornato a vivere, lottando e vincendo la sua battaglia - perché i piccoli comuni, in Italia, sono oltre cinquemilaottocento e, per sopravvivere, sono costretti a tirar fuori le unghie. Le loro risorse, i loro tesori, le loro differenze. È solo così che sono riusciti a resistere a un tale sviluppo delle grandi città che, ormai, la categoria «urbana» ha decisamente surclassato quella «agreste». Lo dicono le cifre e lo dice, anche, quella tendenza degli ultimi anni allo spopolamento delle metropoli, perché le famiglie non si trasferiscono in paesini isolati: lasciano la città per spostarsi poco lontano, nell’hinterland.
I piccoli comuni, quelli con meno di cinquemila abitanti, conoscono la loro forza e la loro debolezza. Non tutti sono perle sul litorale, come le Cinque Terre - nessuno può temere che siano a rischio d’estinzione. Ci sono anche luoghi dove sindaco e abitanti si sono dovuti incatenare davanti all’ufficio postale per impedirne la chiusura: è successo a Marsaglia, in provincia di Cuneo. Quando il primo cittadino, Franca Biglio, è arrivata qui, in questo borgo di 350 anime nella «Langa povera», non c’erano neppure la corrente e le fognature; in vent’anni di lavoro, con metodo e, soprattutto, «credendoci sempre», l’ha trasformato. «Ho creato il puzzle Marsaglia - ci racconta il sindaco al telefono, in una pausa ritagliata dai preparativi per la sagra della polenta - e, tessera dopo tessera, ne ho fatto l’incastro». E non si è fermata qui: Franca Biglio è diventata presidente dell’Anpci, l’Associazione nazionale piccoli comuni d’Italia nata nel ’99 per difendere l’esistenza anche del municipio più minuscolo. Come quello di Morterone, vicino a Lecco, abitato da sole 33 persone: un record. «Però deve vivere - aggiunge il sindaco di Marsaglia -: quei trentatré non sono certo figli di nessuno».
Il segreto è sfruttare le proprie risorse: piste e sentieri per camminare e girare in mountain bike, sagre, rievocazioni di antiche tradizioni come la trebbiatura, la vendemmia, le sfilate dei trattori d’epoca; e ancora, alberghi a misura «di famiglia», dove trovare qualcosa di diverso dall’ambiente delle grandi città.
Fantasia, coraggio: un borgo può anche rinascere. Come Campomaggiore, fra i monti del Potentino: alla fine del ’700 il conte di Rendina qui plasmò la sua utopia, trasformando un’area feudale in una società «egualitaria», attraendo contadini anche dalle terre vicine. E ora il sindaco sta tentando di recuperare le antiche tracce di una storia singolare. C’è anche chi, come Giuseppe Cavorso, primo cittadino di Roio del Sangro (Chieti), prova a puntare sugli sconti: al bar, per prima colazione e apertivo; spesa a domicilio e 500 euro per ogni bambino fino a sei anni, per convincere le giovani coppie a continuare a vivere in questo paesino nei boschi abruzzesi.
C’è un villaggio dell’entroterra savonese che era stato completamente abbandonato: Colletta di Castelbianco, a dodici chilometri da Albenga, ora è un centro d’attrazione turistica, un gioiellino della Val Pennavaria ricondotto allo splendore delle sue origini, nel XIII secolo. Il merito è di internet: www.colletta.it, e si apre la pagina del «borgo medioevale telematico», dove si possono trovare la villa con piscina e vista panoramica e, anche, il telecaffè. E sull’altro versante della Riviera, quello di Levante, c’è Varese Ligure che, negli ultimi dieci anni, è riuscito a recuperare il terreno perduto e a imporsi, anche a livello economico, puntando tutto sul biologico.
A Ginostra, nelle Eolie, la corrente elettrica è arrivata solo l’estate scorsa. In questo porticciolo, sulla costa occidentale di Stromboli, i turisti ora sono più comodi, possono leggere anche di sera; certo le stelle al buio sono impareggiabili. Lo sapevano anche prima.
I piccoli comuni custodiscono anche un altro tesoro: una chiave d’oro che, a turno, viene conservata da uno dei centri della penisola. Quest’anno la festa per il passaggio di consegne sarà a Pietrelcina, il paese di Padre Pio, in ottobre. L’idea - come ci spiega ancora Franca Biglio - è nata recuperando un’antica tradizione. La stessa che, di anno in anno, viene fatta rivivere anche nelle campagne intorno a Marsaglia: in ciascuna delle sei frazioni del paese c’è una cappella, dedicata a un santo; ciascuna famiglia, a rotazione, si prende cura per un anno del piccolo santuario, di cui conserva le chiavi. Ieri era la volta di San Bernardo: dopo la Messa, una grande tavolata offerta dal «massaro», ormai ex-custode della cappella, pronto a consegnare le chiavi a una nuova famiglia. Di anno in anno.

Così la storia vive, nei gesti concreti.

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