Così si muovono i clan degli zingari

da Mondovì (Cuneo)

Seguono la loro preda per giorni, studiandone abitudini e movimenti. Si appostano per ore davanti alle abitazioni da depredare e verificano nei minimi particolari le vie di fuga. Poi agiscono, andando a colpo sicuro. Sono le bande di nomadi sinti, uomini e donne vestiti in maniera elegante, sempre gentili e sorridenti, che spesso ricorrono a divise e tesserini da postino o da tecnico dell'Enel per passare inosservati e carpire con più facilità la fiducia della vittima, quasi sempre un anziano che vive solo.
Sono finiti i tempi in cui gli zingari si affidavano a strani geroglifici disegnati sulle porte per segnalare un'abitazione dove poter commettere un furto. Le tecniche sono cambiate e spesso vengono «copiate» da chi ai sinti dovrebbe dare la caccia: i temutissimi «maluri», ossia i carabinieri. L'osservazione, come il pedinamento o gli appostamenti sotto casa, sono i modi in cui forze dell'ordine e nomadi seguono le prede. I primi per arrestarli, i secondi per derubarli.
L'arma più usata dai sinti è la persuasione. Sanno sedurre con le parole e con quel loro accento vagamente piemontese conquistano la fiducia delle persone che consegnano soldi e monili d'oro o prelevano denaro in banca per consegnarlo senza batter ciglio. I luoghi di appostamento preferito sono a pochi metri da banche e uffici postali, cascine isolate o piccole botteghe di quartiere. I sinti non agiscono mai dove vivono ma con camper ed auto di lusso, scorrazzano per tutto il Nord Italia fingendosi turisti. Creano una base logistica, spesso in un lussuoso campeggio, e da qui partono tutte le mattine per fare razzia. A volte contano sulle dritte di un «basista» che non è un nomade ma una persona che conosce bene territorio e possibili prede.
Quando prendono di mira un'abitazione, per andare sul sicuro usano il «metodo della biglia». Con una fionda colpiscono un vetro per verificare se in quel momento la casa è abitata o se è protetta da un sistema d'allarme. Nel caso in cui questo si metta a suonare, in poche minuti lo sradicano dalla parete e lo immergono in un contenitore con acqua e detersivo. La loro prima regola dopo un furto è: non fare magazzino.

Eseguito un colpo avvertono la base e da qui immediatamente parte una telefonata per allertare il gagiò, ossia il ricettatore. Tempo tre ore e tutto il malloppo è già piazzato sul mercato nero, dove la merce più richiesta sono i televisori al plasma e i vestiti firmati per bambini.

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