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Così si può strappare un guadagno del 3,6%

Le linee obbligazionarie sono costruite per rispondere alle esigenze di un investitore che accetta una moderata esposizione al rischio. Tradotto in pratica, significa cercare di ottenere un rendimento leggermente più alto (per esempio il 3,6% netto annuo) di quello di una linea «obiettivo Tfr» ma con una rischiosità complessiva del portafoglio non molto superiore.
Per raggiungere un risultato di questo genere il gestore investe in titoli di Stato e obbligazioni, in titoli azionari fino a un massimo del 15-20% e in titoli (sia obbligazionari sia azionari) in valuta estera, di solito contenuti entro un limite massimo del 25 per cento. Tutte queste proposte hanno un profilo di rischio medio-basso, ma se ci si muove nel brevissimo periodo non si può escludere una perdita: nel 2008, per esempio, una linea obbligazionaria mista esposta per il 70% in titoli di Stato dell’area euro, per il 12,5% in azioni, per il 12,5% in obbligazioni in valuta estera e per il 5% in liquidità, avrebbe perso lo 0,50 per cento. Le linee obbligazionarie sono comunque indicate per i lavoratori che privilegiano la difesa del capitale o che hanno un arco di tempo lavorativo restante non molto lungo e quindi potrebbero essere in difficoltà ad accettare i maggiori rischi connessi alle linee bilanciate o a quelle azionarie.
Vediamo un esempio pratico. Un lavoratore di 50 anni che guadagna 30mila euro lordi annui e che andrà in pensione con 37 anni di contributi fra sei anni (quindi all’età di 61 anni) con uno stipendio lordo di 42.500 euro, dovrebbe percepire una pensione pubblica di 27.700 euro (pari al 65,4% dell’ultima retribuzione); se aderisce, da adesso fino all’età pensionabile, al fondo integrativo di categoria versando sia Tfr (6,91% dello stipendio annuo) sia un ulteriore contributo personale pari all’1,50% dello stipendio annuo (ovvero 450 euro all’anno) a cui si aggiunge il contributo del datore di lavoro di un altro 1,50% (altri 450 euro annui) arriverà a coprire il 72% circa dell’ultimo stipendio (30.600 euro annui). Per ottenere il 75% dell’ultima retribuzione (ovvero 31.900 euro annui), il lavoratore deve invece incrementare il proprio versamento personale fino al 5,50% dello stipendio annuo: in pratica deve versare 1.650 euro all’anno (invece dei 450 prima ipotizzati).
E se invece volesse sottoscrivere una linea a indirizzo azionario, naturalmente accettando di correre l’elevato grado di rischio che comporta una scelta di investimento di questa natura? In questo caso, potrebbe limitare il versamento volontario al 4,25% dello stipendio (cioè 1.275 euro all’anno invece dei 1.

650 euro che dovrebbe versare con la linea obbligazionaria): adottando questa soluzione (molto più rischiosa) sarebbe in grado di coprire il 75% dell’ultimo stipendio, in virtù di quanto ottenuto con i versamenti propri sulla linea azionaria e quelli derivanti dal versamento del Tfr e da quello derivante dal contributo del datore di lavoro oltre che alla pensione pubblica spettante.

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