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Così si salvò la Volkswagen

Berlino. L’accordo, alla metà degli anni ’90, fece da spartiacque nella contrattazione sindacale di mezza Europa. Per evitare 30mila esuberi alla Volkswagen, il sindacato dei metalmeccanici tedeschi, la potente Ig Metall, accettò la settimana lavorativa di quattro giorni. Con il corrispondente taglio di paga per i lavoratori. La scommessa pagò e la Volkswagen riuscì a risollevarsi. Almeno fino ad ora, visto che la crisi del settore ha colpito anche la casa di Wolfsburg e per i 43mila operai dell’azienda le vacanze natalizie saranno quest'anno eccezionalmente lunghe (fino a metà gennaio). Ferie forzate che includono parte di quelle estive e che si propongono di fare fronte a un calo della domanda del 26%.
Da allora, comunque, la settimana di quattro giorni torna in Germania periodicamente a galla. Ed è stata uno degli strumenti principali scelti da Angela Merkel per contenere gli effetti disastrosi della crisi. Il piano sarà varato in gennaio ma le linee generali sono state già definite in una riunione a tre, governo, imprenditori e sindacati. Come funziona? Le aziende, di qualsiasi settore, che saranno costrette a ridurre la produzione potranno applicare la cosiddetta settimana corta, di soli quattro giorni, appunto. Ai dipendenti sarà versato un salario decurtato dei giorni non lavorati. Il danno nelle buste paga sarà però minimo: la differenza verrà pagata dallo Stato fino a raggiungere il 90% del salario.

Insomma un piano che chiede sacrifici a tutte le parti: agli imprenditori che si impegnano a non licenziare, allo Stato che dovrà investire capitali ingenti (ancora non si sa quanto), ai dipendenti che perderanno il 10% ma manterranno il posto.SMaz

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