Così la sinistra valorizza la resistenza

Così la sinistra valorizza la resistenza

(...) Le due foto che pubblichiamo dimostrano quanto Pd e compagni abbiano a cuore la difesa del ricordo dei partigiani e delle loro gesta. A voler pensare bene, al massimo si può credere che anziché di carta da macero, «l’affermazione dei valori della resistenza» sia da loro considerata almeno materiale da raccolta differenziata. Sì, perché i soldi spesi dalla Regione in nome degli inviolabili principi, sono lì, pronti a finire nella spazzatura. Quintali di parole che, si spera, possano almeno servire per riciclare un po’ di fogli ed evitare il taglio di qualche albero.
Le cataste che si vedono nella foto sono composte da migliaia di fascicoli stampati a cura della presidenza del consiglio regionale e dalla Fondazione dell’Assemblea legislativa della Liguria. E che sono finiti in un magazzino. Anzi, nella stanza delle fotocopie del secondo piano di via Fieschi, quello che ospita gli uffici dei gruppi di maggioranza. Sono gli opuscoli che avrebbero dovuto «affermare i valori della resistenza» per le celebrazioni del 25 aprile 2010, e che non hanno mai neppure lasciato il palazzo della Regione. Stampati nel novembre 2009, riportano anche un accorato discorso dell’allora presidente del consiglio regionale, Mino Ronzitti. Roba inutilizzabile insomma. Ma pagata con quei fondi che la Regione aumenta in continuazione, anche di fronte alla catastrofe delle due alluvione.
Chi ha provato a chiedere, almeno per quest’anno, di rinunciare a un incremento di quei fondi per centomila euro, si è sentito apostrofare in aula dalla maggioranza. Si tocchi qualsiasi cosa, ma non i soldi per i «valori della resistenza». Si tocchi qualsiasi cosa, ma non la carta straccia che finirà al macero.
Perché come mostrano le immagini, per la Regione l’unica cosa che conta è stanziare fondi, darli a qualche associazione, usarli per stampare pubblicazioni. Che poi queste vengano davvero distribuite, che vengano almeno lette, è tutto un altro affare. I taroccatori della storia, quelli che hanno tanto rispetto per la verità e la resistenza da arrivare a falsificare un manifesto del 25 aprile per far sembrare i partigiani dei pacifisti disarmati, pensano soprattutto a distribuire risorse. Pazienza se poi tutte le belle parole se le dovranno leggere quattro muri e una fotocopiatrice.
Quegli opuscoli ancora imballati e ammucchiati in attesa di smaltimento sono stati finanziati proprio con i soldi che l’opposizione chiedeva, per quest’anno, di non sprecare ulteriormente denaro. Le facce arrossate dall’indignazione di Walter Ferrando, di Nicolò Scialfa, di Nino Miceli chiedevano ai «bottegai» che avevano a cuore la sorte delle famiglie alluvionate di vergognarsi.

Ora che avranno avuto modo senza dubbio di dare un’occhiata nell’ufficio fotocopie davanti ai loro uffici, quelle facce saranno certamente arrossate allo stesso modo all’idea che magari i partigiani potranno chiedere proprio a loro di vergognarsi per come trattano i valori della resistenza. Nei fatti, non a parole.

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