Così il Sociale di Camogli esce dall’ombra

Così il Sociale di Camogli esce dall’ombra

Dall'ombra gradualmente prende forma un leggio malandato, poi un bicchiere lasciato lì chissà quando, dei tendaggi, immobili su un palcoscenico calcato e poi dimenticato per trent'anni o forse più. Arriva un raggio di luce che attraverso una sottile nube di pulviscolo mette a nudo le linee degli scranni, dei tramezzi, delle barcacce.
Ogni scatto così racchiude un momento, unico, prima che quel raggio luminoso intrufolatosi da chissà quale fessura se ne vada via restituendo al buio quelle immagini. «Chiaroscuro», mostra fotografica con immagini realizzate all'interno del Teatro Sociale di Camogli dalla fotografa francese Alison Harris - la sua prima mostra in Italia - verrà inaugurata venerdì prossimo, 4 giugno (ore 18.30) alla Galleria d'Arte genovese «Il Vicolo», in Salita Pollaiuoli 37r, dove resterà fino al 4 luglio; disponibile un catalogo con un testo introduttivo di Farida Simonetti, direttore della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola.
Scatti d'artista, nati dopo un giorno intero passato nel silenzio di quello splendido teatro all'italiana che in tanti ignorano, che nemmeno chi vive a Camogli magari ha mai visto, limitandosi forse ad una rapida occhiata alla facciata «rinascimentale» che svetta in piazza Matteotti, ornata di lesene, capitelli, con grandi finestre e tanto di scritta «Teatro Sociale» a chiare lettere.
Dentro, la platea a ferro di cavallo, quattro ordini di palchi, il loggione: tutto lì, un po' malconcio e addormentato. Lei, la Harris, da sola in sala, in «un accogliente grembo materno» - con le parole della Simonetti - in cui da lontano arrivano attutiti i rumori, ad aspettare che quell'unico raggio di luce scopra «spazi, oggetti, dettagli, disegnando linee e rendendo evidenti, con la sua radenza, polveri antiche»; e prima che tutto torni nell'ombra, dove dorme ormai da decenni.
La foto immobilizza e quelle immagini così pregne di vita assopita rimangono, sulla stampa e nella memoria. «Fotografare per non dimenticare» si legge ancora sull'introduzione al catalogo, per trattenere ancora un po', prima degli imminenti e tanto attesi restauri, quel dignitoso silenzio che avvolge ora la sala.


«Ombra, luce, di nuovo ombra, ancora luce, un percorso affascinante, che attraverso le foto ci porta ad immaginare le cose riprendere forma e il Teatro pian piano tornare alla vita».
Orario da martedì a sabato 10.00/13.00 - 15.30/19.30; giovedì continuato.

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