La prima volta che ha visitato Lourdes aveva poco più di ventanni. Oggi, nel calendario personale di Angela Conti - ex insegnante, ora in pensione - il pellegrinaggio nella piccola cittadina ai piedi dei Pirenei come «sorella» volontaria dellUnitalsi, è diventato un appuntamento imprescindibile: «Impossibile non farsi coinvolgere dalla forte spiritualità del luogo».
Come è diventata «sorella» volontaria nellassistenza ai malati in pellegrinaggio al santuario mariano?
«Una mia amica con unesperienza ventennale nel volontariato mi ha convinto a partecipare come accompagnatrice esterna: quella volta mi sono accorta della maniera totalmente differente di vivere la fede dei malati e lanno dopo ero in viaggio come sorella. Sono passati ormai più di tre anni ma la voglia e lentusiasmo sono quelli del primo giorno».
Differente maniera di vivere la fede. Cosa chiedono i malati alla Madonna di Lourdes?
«In questi anni di volontariato, ciò che più mi ha colpito è la grande dignità con cui i malati convivono con la propria malattia e il proprio dolore. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, dinnanzi alla grotta dellapparizione, i pellegrini non chiedono quasi mai la loro guarigione, ma la forza di affrontare la malattia attraverso la fede. Mi colpì molto una donna malata di sclerosi multipla da più di ventanni: chiese che il marito smettesse di bere».
Prendersi cura di malati, anche gravi, oltre a essere faticoso fisicamente, deve essere logorante anche dal punto di vista psicologico.
«Assistere i malati, pulire le camere, servire i pasti: è veramente una fatica, ma la stanchezza si fa sentire solamente una volta a casa. E poi cè la fede che aiuta: una volta un malato chiese alla Madonna di prendersi cura di me. Unesperienza da provare sulla propria pelle».