Cosa resterà dell’Expo 2015? Spunta una Silicon valley

Che cosa resterà dell’Expo? La domanda che più riguarda il futuro è la prima sul tavolo delle riunioni che si inseguono, prima a Palazzo Marino con l’Unione del commercio, poi al Pirellone con l’ad della società, Lucio Stanca. Tra il 15 e il 20 maggio ci sarà una consultazione dei cittadini, per tastarne il polso. Il coordinatore regionale del Pdl e candidato presidente della Provincia, Guido Podestà, lancia le sue previsioni: «Una Silicon valley italiana o un campus universitario. Ma è importante riflettere al meglio su cosa fare all’indomani dell’Expo». Stanca ribadisce che la consultazione su Expo si farà e riguarderà vari aspetti: «Non è un referendum. Bisogna capire quanto i milanesi sono consapevoli di Expo, del tema, della rilevanza, di ciò che resterà».
La Cittadella della Tecnologia, che farebbe anche da sede e volano all’Agenzia per l’Innovazione, è una delle ipotesi allo studio. La città del Gusto, prevista dal dossier di candidatura, prevederebbe anche lo spostamento dell’Ortomercato a Rho-Pero, ipotesi che non piace ai commercianti, anche perché rinvierebbe la soluzione di un problema attesa da tempo. Spiega però il presidente della Sogemi, Roberto Predolin, dopo l’incontro: «Ci è stato prospettato non un Ortomercato funzionale a Expo ma il contrario, come un tassello aggiuntivo di una grande operazione. Io sono più tranquillo e come me tutti gli operatori».
L’ipotesi su cui si è discusso sarebbe «portare una fetta della Città del Gusto a Rho mantenendone una parte in città arricchita da molti servizi».

Nella parte che si libererebbe a Milano, secondo Predolin potrebbero nascere spazi per i giovani, un piccolo palazzetto e un’area concerti, aree verdi e ristorazione. «Non certo abitazioni. Comunque non c’è ancora nulla di deciso» precisa.

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