Rolf de Heer è capace di film imprevedibili. Al Festival di Cannes, sezione «Un certain regard», ha appena presentato Dieci canoe, ottenendo la menzione per l'originalità del suo lavoro. In effetti a pochi registi verrebbe in mente di raccontare una sorta di ratto di Elena ambientato fra gli aborigeni d'Australia, senza alcuna presenza dell'uomo bianco: si è visto il disastro economico cui è andato incontro Terrence Malick con il suo film ispirato al caso di Pocahontas, dove pure Colin Farrell avrebbe dovuto attrarre al cinema anche lo spettatore tradizionale... De Heer ha certo speso meno soldi, ma nello stesso tempo è stato più audace di Malick: infatti Dieci canoe si svolge in un'epoca indeterminata, ma precedente la colonizzazione bianca, dunque nessun europeo turba la locale bellicosità con pacifismi fuor di luogo.
Ricorrendo alla voce fuori campo, che racconta il quadro degli eventi, seguiamo i vari quadretti di vita nella natura, culminante nell'abbandono di una donna sposata, che al marito preferisce il cognato; nei piani di vendetta del tradito; nella moderazione di chi conosce gli uomini (e le donne). Se amate l'antropologia e siete riposati, ne vale la pena.DIECI CANOE di Rolf De Heer (Australia, 2006), con Crusoe Kurddal, Richard Birrinbirrin. 91 minuti
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