Gian Piero Scevola
Tra il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, e il commissario straordinario della Figc, Guido Rossi, è guerra aperta. È vero che «il professor, avvocato Guido Rossi, brasseur daffaires e professore di Etica del Denaro nella Facoltà di Filosofia di Milano Scienza e Vita, appena nominato commissario della Federcalcio ha adottato una delibera con la quale si è legittimamente attribuito un compenso annuale di due milioni e mezzo di euro?». È il quesito, sotto forma di interpellanza parlamentare, rivolto ieri da Cossiga al ministro dello Sport, Giovanna Melandri. Cossiga chiede anche di sapere, ironicamente, «se, date le normali parcelle del noto filosofo, non ritenga doveroso invitarlo ad aumentarsi detto compenso». Immediata la risposta di Rossi. «Ho dato mandato ai miei legali di querelare il senatore a vita Francesco Cossiga per le gravemente offensive e spudoratamente false dichiarazioni». Interviene anche la Figc con un comunicato: «Come già noto al Coni, non è previsto alcun compenso a favore del professor Rossi».
Stop, a capo. Neanche a parlarne, perché Cossiga ha pronta una replica tutta pepe. «Mi meraviglia che chi un tempo è stato un grande avvocato, non sappia che, a parte il fatto che non è diffamatorio lesercizio di libera critica politica, quello che a suo dire è atto illegittimo, è contenuto in uninterpellanza regolarmente accettata dalla presidenza del Senato e il cui contenuto, coperto da insindacabilità assoluta, è stato reso noto solo dopo detta accettazione.
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