RomaDopo il vertice di venerdì con Silvio Berlusconi, gli obiettivi da raggiungere per portare a casa il processo breve sono più chiari.
Innanzitutto i tempi, che sono stretti: il premier vuole che il provvedimento sia approvato entro i primi mesi del prossimo anno, prima delle elezioni regionali. Entro Natale al Senato, entro febbraio a Montecitorio. E poi linattaccabilità del testo dal punto di vista costituzionale: Berlusconi non vuole tensioni con il Quirinale, né esporre il fianco alle critiche degli alleati, Gianfranco Fini in testa, e vuole evitare una una nuova bocciatura da parte della Consulta.
Negli ultimi giorni, il pacchetto di mischia del Pdl che sta lavorando sul ddl (il Guardasigilli Alfano, lavvocato Nicolò Ghedini, i capigruppo di Camera e Senato) ha registrato suggerimenti e perplessità di molti giuristi sul testo base. E diversi di loro hanno sottolineato il rischio che presentano due punti centrali del testo: il fatto che la prescrizione più rapida si applichi solo agli imputati incensurati, e che sia riservata al primo grado di giudizio. Due elementi, hanno sottolineato, che possono avere profili di incostituzionalità, in quanto violerebbero il principio di eguaglianza dei cittadini.
Anche per questo, è tornato sui tavoli della maggioranza il testo del ddl presentato nel 2006 dalla capogruppo del Pd Anna Finocchiaro, sulla base di una proposta già presentata nella legislatura precedente dallex magistrato e allora parlamentare Ds Elvio Fassone: il contenuto è lo stesso del progetto sul processo breve, ossia lintroduzione di termini prescrittivi (due anni) per ogni grado del giudizio, pena la prescrizione del processo. Ma i termini del progetto Finocchiaro-Fassone erano assai più ampi, e dunque meno attaccabili dal punto di vista costituzionale: non introduceva alcuna distinzione tra i reati (mentre il progetto Pdl esclude quelli di maggior allarme sociale); non prevedeva che le norme fossero riservate solo agli incensurati ma a tutti gli imputati, e non al primo grado ma anche agli appelli, con lobbligo per il giudice di dichiarare estinto il processo se fossero trascorsi più di due anni dall'inizio di una qualsiasi delle fasi. All'articolo 5 si regolavano gli effetti della prescrizione penale e processuale su tutti i procedimenti in corso: «Nei procedimenti in corso il termine di prescrizione sarà quello risultante in concreto più vantaggioso per l'imputato», si spiegava nella relazione.
Oggi, gli esponenti del Pd prendono le distanze da quel progetto, affermando con il responsabile giustizia Lanfranco Tenaglia che «il ddl Finocchiaro si riferiva ad altre fattispecie e a unaltra realtà processuale, ed era inserito in un pacchetto di riforme sullefficienza della giustizia». Ma nel merito, si pensa nel Pdl, avrebbero difficoltà ad accusare di iniquità un testo preparato dai loro migliori giuristi.
E dunque lidea di modificare in corso dopera il testo base del Pdl (di cui, annuncia il capogruppo al Senato Gasparri, «chiederemo limmediata calendarizzazione») recuperando articoli del ddl Finocchiaro-Fassone sta prendendo corpo. Sia pur con cautela. La riserva a incensurati e primo grado, spiega Gaetano Quagliariello, «risponde alla filosofia di creare il minore impatto possibile sulla giustizia. E infatti è stato calcolato che la prescrizione riguarderebbe l1% dei processi in corso». In cifre assolute, si tratterebbe di 36mila processi rispetto ai 181mila che vengono prescritti ogni anno per la normale inefficienza giudiziaria. Mentre il testo Finocchiaro «amplia molto limpatto, anche se riduce il rischio di incostituzionalità, e dunque questo va valutato».
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