Costretti a pagare l’Iva sul pizzo

Il pagamento del pizzo attraverso false fatture per servizi inesistenti: è questo il particolare più sconcertante che emerge dall’operazione dei carabinieri che ha portato ieri all’arresto di otto presunti mafiosi della cosca di Ficarazzi (Palermo). Ovviamente, l’Iva restava a carico delle vittime. La scalata di Atanasio Alcamo, boss emergente intenzionato a scalzare il «reggente» della famiglia, Giovanni Trapani, stava spezando equilibri che a Ficarazzi erano consolidati.
Gli imprenditori erano disorientati. Costretti a pagare due volte la protezione dei boss. Uno di loro, un costruttore, spiega senza sapere di essere intercettato di avere pagato il pizzo a Trapani con regolare fattura, come se fosse un «normale» costo per l’azienda: «Cran cornuto che è, è venuto due volte a farmi fatture cinquemila e cinquemila levando l’iva ottomila e duecento. Gran cornuto è venuto per Pasqua e gli ho detto non te li ho dati passa a Natale gli ho detto... non te li ho dati diecimila euro?».
Ma di recente si era fatto sotto anche Alcamo: «Ora il Ferraro vuole il pizzo però ha perso la partenza di qua che gli ho dato questi tremila euro per Pasqua».
Difficili le indagini per scoprire le estorsioni: le vittime dei mafiosi ancora una volta non hanno collaborato con le forze dell’ordine.
Se ne lamenta il procuratore aggiunto Ignazio De Francisci: «Abbiamo deciso di non sentirli nemmeno durante le indagini perché abbiamo capito che non ne avremmo cavato nulla», ha affermato il magistrato, aggiungendo: «Con qesti arresti, gli imprenditori non hanno più alibi per la loro omertà. O parlano, o pagheranno le conseguenze del loro silenzio. Qualcuno di loro, vittima di danneggiamenti e pestaggio ha tentato persino di negare l’evidenza. va riproposto con forza a tutti l’invito a collaborare. Non ci sono altre strade»».
De Francisci ha osservato ancora che mentre a Palermo si diffondono la denunce delle vittime di estorsione, «nei paesi siciliani la mentalità mafiosa è ancora vincente».
Il meccanismo è stato scoperto dai carabinieri che in mattinata, nell’operazione chiamata in codice «Iron man», otto arresti. Un blitz che ha anticipato anche lo scoppio di una possibile guerra di mafia.
Uno degli arrestati, Giovanni Trapani, 54 anni, indicato come l’attuale reggente della famiglia mafiosa di Ficarazzi, proprietario di una impresa di movimento terra, doveva infatti guardarsi dall’ «assalto» di Atanasio Alcamo, palermitano di 34 anni, titolare di una ditta di infissi.

Alcamo, secondo gli inquirenti aveva intenzione di sfruttare il vuoto di potere provocato dal blitz Perseo che nel 2008 aveva decapitato il vertice della famiglia di Bagheria che dettava legge in paese. Ma la scalata di Alcamo avrebbe peggiorato la vita anche degli imprenditori, costretti a pagare due volte la protezione dei boss.

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