Alberto Toscano
da Parigi
Tensione sempre alta in Francia. Il primo ministro Dominique de Villepin è andato a Poissy, località «calda» della banlieue parigina, dove ci sono stati incidenti nel corso della «rivolta» dello scorso autunno. È andato dritto filato alla sede dell'Anpe, il collocamento. Sotto l'occhio generoso delle telecamere, ha parlato con i giovani che facevano la fila in attesa di un impiego e ha colto l'occasione per promettere un lavoro grazie al Contrat première embauche (contratto di prima assunzione), ossia quel Cpe che le principali organizzazioni studentesche e sindacali rifiutano con la mobilitazione di questi giorni. E in serata, parlando a una riunione del suo partito, ha escluso il ritiro o la sospensione della legge, dopo aver constatato il netto rifiuto della controparte a possibili modifiche e miglioramenti del provvedimento.
Ma la piazza non si placa. Cortei dimostrativi si sono svolti nelle principali città francesi. A Parigi 5mila studenti hanno sfilato verso la Sorbona ancora chiusa: nel Quartiere Latino ci sono stati scontri con la polizia. A Poitiers gli studenti in sciopero hanno occupato nientemeno che il locale stadio di calcio. Vi tengono un'assemblea con l'esplicita intenzione di prolungare l'agitazione contro Villepin. Studenti e insegnanti che vogliono intervenire vanno nella cabina del microfono che serve abitualmente ad annunciare dall'altoparlante le sostituzioni della squadra locale e di quella ospite. Viene approvata una mozione che indice per oggi il blocco del centro cittadino.
Secondo i sondaggi sono sette su dieci i cittadini favorevoli al ritiro del Cpe, contratto che prevede per due anni la libertà di licenziamento dei giovani con meno di 26 anni d'età. Il problema è che la legge è stata approvata dal Parlamento, anche se il presidente della Repubblica Jacques Chirac non l'ha ancora firmata e promulgata. Lo farà dopo il pronunciamento della Corte costituzionale (Conseil constitutionnel), a cui si sono rivolti i socialisti chiedendo l'annullamento della legge o perlomeno di alcune sue parti.
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