Dal crac Tanzi a Tommy, gli anni neri di Parma

nostro inviato

Ancora una volta - inspiegabilmente - l’orrore ha deciso di fermarsi proprio qui, in questa terra florida e dolce, tra colline aguzze che puntano verso il cielo come le curve di un’adolescente distesa su un prato in attesa del primo bacio. É uno stillicidio di storie brutte, di autentiche storiacce che sembrano uscite dalla penna di un giallista dallo stomaco forte e dalla fantasia malata, quello che si accanisce dalla metà degli anni Ottanta su quest’angolo d’Italia dove basta invece arare, seminare e sperare che poi piova per vedere nascere e crescere cose splendide, buonissime. Che fanno gola e rinfrancano l’animo.
Queste sono invece storie che fanno male a Parma e alla sua dolce vita, ma soprattutto ai 175mila abitanti del capoluogo (i parmigiani) e alle ben più numerose anime della provincia (i parmensi). Non si era ancora spento il clamore per il rapimento del piccolo Tommaso Onofri, 17 mesi di innocenza e due occhioni grandi da rubarti il cuore, strappato il 3 marzo scorso dalle braccia della mamma nella loro modesta cascina di Casalbaroncolo; e non era ancora dilagato il raccapriccio senza limiti scaturito dalla scoperta del suo cadavere il 1° aprile successivo, in una misera fossa scavata dai suoi animaleschi aguzzini, quando il 29 marzo, nella vicina e pacifica Felino esplodeva una violenza cieca e folle. Quella del ventiduenne Stefano Rossi, una testa alterata dalle troppe birre e dai troppi videogiochi, che dopo aver dilaniato con decine di coltellate in un giardinetto la diciassettenne che lo respingeva, Maria Virginia Fereoli, a detta di tutti la più bella del paese, spegneva senza una benché minima ragione anche la vita del povero tassista Andrea Salvarani, 51 anni, di Parma, «colpevole» solo di aver risposto proprio alla sua chiamata.
Ma il brutto, a Parma, era cominciato molto prima, esattamente vent’anni fa, nel 1986, con una vicenda infarcita di sesso, scandita dai soldi e scritta alla fine con il sangue: l’uccisione di Carlo Mazza, amante della sensuale ballerina dell’Est, Katerina Miroslava, condannata poi per quel delitto insieme al marito. Quindi, nel 1989, il pacifico tran tran della città era stato scosso dal sequestro della signora Mirella Silocchi, moglie di un imprenditore, che non avrebbe mai più fatto ritorno a casa. E sempre in quello stesso anno, un anno davvero horribilis per la città emiliana, c’era stata la misteriosa scomparsa di un’intera famiglia parmigiana, i Carretta, quasi volatilizzata nel nulla durante quella che avrebbe dovuto essere una vacanza in camper. Ci vollero invece nove anni di indagini - arrivando così al novembre ‘98 - per scoprire la terribile verità: i coniugi e il più piccolo dei due figli erano stati fatti a pezzi dal primogenito, Ferdinando, scovato a Londra diversi anni dopo e alla fine reo confesso: voleva ereditare tutto. Fu, tra l’altro, la prima grande ribalta per gli uomini del Ris, le tute bianche dei carabinieri specializzate nella ricerca delle tracce dei delitti, anche le più invisibili.


E ancora, nel 2003, c’era stato il disastro del crac Parmalat, con la sua clamorosa e dolorosa voragine da 14 miliardi di euro i cui effetti avrebbero scosso e ferito però l’intero Paese. Perché per fare del male non sempre è necessaria la cattiveria di chi uccide. Basta l’avidità di chi non si accontenta.
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