Una guerra di poltrone ma anche una guerra di pedine. La federazione russa degli scacchi è entrata in conflitto contro il Cremlino, approvando per la guida della federazione internazionale (Fide) la candidatura dellex campione del mondo Anatoli Karpov e bocciando così quella sostenuta dal suo autorevole responsabile, il giovane consigliere economico presidenziale Arkadi Dvorkovich. Questultimo, come riferiscono alcuni media, ha contestato il voto e sembra deciso a dar battaglia per ricandidare alla testa della Fide il presidente della Repubblica meridionale dei Calmucchi, loligarca Kirsan Iliumzhinov, noto per la sua ricchezza e per la sue storie di alieni, e già presidente della Federazione internazionale da 15 anni.
Nessuno, comunque, conosce ancora le prossime mosse di una partita che coinvolgerà le federazioni di tutti i Paesi, una ventina delle quali già schieratesi con Karpov: Germania, Francia, Gran Bretagna, Ucraina. Lo appoggia anche il suo storico avversario e ora oppositore del Cremlino, Garry Kasparov, che gli tolse il titolo mondiale nel 1985: per 25 anni, dal 1975 al 2000, i due sono stati i dominatori mondiali del gioco, il primo bandiera del regime comunista, il secondo genio ribelle della perestroika.
La guerra degli scacchi è iniziata in aprile, quando Dvorkovich, due mesi dopo la sua elezione a presidente della federazione scacchi russa, preannunciò la volontà di sostenere Iliumzhinov nelle elezioni per la guida della Fide, in programma a settembre in Russia. Nei giorni scorsi, però, i suoi consiglieri si sono riuniti e hanno approvato la candidatura di Karpov (17 su 32).
Dvorkovich aveva tentato di boicottare la riunione convocandone unaltra nello stesso giorno, in un proprio ufficio allestito in una banca, con la partecipazione di otto consiglieri. Ora non gli resta che contestare la legittimità del voto del cda e rivendicare la sua prerogativa di convocare le riunioni di una federazione che comunque gli si è messa contro, arroccandosi su Karpov. Ma lex campione di scacchi lo ha già ammonito, invitandolo a non usare veti o fare mosse «che potrebbero danneggiare gravemente il prestigio internazionale della Russia».
Del resto Iliumzhinov, arricchitosi durante la selvaggia privatizzazione ieltsiniana con attività di vario genere e presidente dal 1993 della repubblica a maggioranza buddista dei Calmucchi, non si è fatto una gran pubblicità in patria recentemente: lo scorso mese ha raccontato alla tv nazionale come era stato visitato dagli extraterrestri nel 1997. Una rivelazione che ha indotto un deputato a chiedere al Cremlino, pare ironicamente, di indagare se aveva divulgato segreti di Stato.
Karpov e Kasparov lo criticano duramente da tempo, sostenendo che è una persona incompetente, senza alcun merito, che ha portato la Fide «sulla via degli scandali per corruzione, mettendo in fuga gli sponsor». Lui ha replicato ricordando che nel 1998 ha fatto costruire nella sua Repubblica Chess City per ospitare le olimpiadi di scacchi e che, insieme a non meglio precisati amici, ha donato finora alla Fide 50 milioni di dollari.
Non è trapelato il motivo del nyet di Dvorkovich a Karpov (qualcuno rievoca il fatto il padre Vladimir fu capo dello staff scacchistico del suo rivale Kasparov), ma in ogni caso lappoggio del Cremlino per la Fide sarà sicuramente un buon viatico per la riconferma di Iliumzhinov alla presidenza della Repubblica dei Calmucchi, in ottobre. In caso di controversie legali, invece, Karpov potrà contare sulleventuale candidatura di una delle nove federazioni di cui è membro. La partita è aperta.
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