da Milano
D’accordo, il titolo è Maggese e lì per lì non dice nulla. Ma «i campi di maggese sono quelli che si stanno fertilizzando» spiega Cesare Cremonini e gli basta questa frase, forse senza neppure volerlo, a far la recensione del suo nuovo cd (tra l’altro registrato agli Abbey Road Studios di Londra). Cremonini, lo sapete, è la voce dei Lunapop, e dopo due anni di maggese ora torna con quattordici canzoni che hanno il tocco autorale e la presunzione giusta per rimanere, come dice lui, «sui binari della musica». O, meglio, per fare da filo conduttore «alla fuga dalla solitudine». Dopo Bagus, il suo primo cd da solo, «ho trascorso un anno a scrivere e un anno in giro «per dare tregua al mio cuore». Visto che «Bob Dylan dice che comporre non è vivere», Cremonini, 25 anni, ha affittato una jeep e si è buttato a capofitto sulla Ruta 40 argentina, lo stradone che da Mendoza porta fino in Patagonia. «Mi ero separato dalla mia fidanzata, ora sono più forte, più lucido e forse più cinico. Tra l’altro bevevo parecchio perché allentava la tensione: lo psicologo diceva che mi stavo curando a modo mio». E terapeutica è stata anche la scrittura di questi brani «con l’approccio di un bambino. È sempre sofferente fare il bambino». Da Marmellata numero 25, che è la dolce fotografia di un abbandono, fino all’introspezione di Stavo pensando che Dio, Cremonini è a metà della sua Ruta, insomma abbastanza grande per farsi capire e ancora piccolo per poter crescere.
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