Cremonini raddoppia a Mosca e trascina l’industria dell’indotto

nostro inviato a Mosca

Ecco come funziona la «filiera» del made in Italy. Un grande impresa effettua un investimento e lo redistribuisce ad altre aziende italiane, provocando un effetto di trascinamento che moltiplica l’impegno di singole industrie, spesso medie e piccole.
Nel caso che adesso raccontiamo, il nuovo impianto è a sua volta al servizio di prodotti italiani, e crea così nuovi flussi di esportazione. Il gruppo si chiama Cremonini, leader in Italia e tra i primi in Europa nei settori della produzione e della distribuzione alimentare. Nei pressi di Mosca ha ultimato un nuovo insediamento per la produzione di hamburger che andrà a fornire la rete russa di McDonald’s, oggi 229 fast food che saliranno, nel giro di quattro anni, a 400.
Il rapporto Cremonini-McDonald’s è nato in Italia, si è consolidato in Europa e da qualche anno si è esteso alla Russia, dove il gruppo modenese è presente al 1985. L’impianto sarà in grado di produrre e confezionare 25mila tonnellate l’anno di hamburger, che tradotto in pezzi significa 500 milioni tondi di carne trita; ma sarà anche il principale magazzino della Russia per la distribuzione di prodotti italiani a un circuito di 1300 alberghi e ristoranti.
Già oggi la Marr Russia (che fa capo direttamente all’Inalca, la holding controllata pariteticamente dal gruppo Cremonini e dai brasiliani di Jbs) fattura 132 milioni di euro, con una crescita impetuosa dai 17 del 2003, e oggi, con la nuova fabbrica-piattaforma logistica, l’obbiettivo è il raddoppio in due anni. Per questo insediamento di 25mila metri quadrati, in cui si intersecano magazzini e linee di produzione, sono stati investiti 90 milioni, tutti con mezzi propri, senza ricorso a indebitamento. Escludendo il costo dell’area, meno di 10 milioni, quasi tutto il resto è stato redistribuito a fornitori italiani. Girare questo stabilimento nuovo di zecca, a mezz’ora dalla piazza Rossa, significa essere inseguiti da marchi di casa nostra.
L’impresa General Contractor, che ha realizzato l’edificio e coordinato la posa di tutti gli impianti, è la Codest, consociata russa del gruppo udinese Rizzani De Eccher. I pannelli, in controsoffitti e alcuni arredi degli uffici sono della Fantoni di Osoppo (Udine), le mattonelle dei pavimenti della Casalgrande Padana, di Casalgrande (Reggio Emilia). L’impianto di condizionamento è della Sintecno di Milano, gli impianti di refrigerazione della Tecnofrigo di Bologna, gli impianti e il software del magazzino sono della System di Sassuolo (Modena), i pannelli sandwich che costituiscono le pareti coimbentate, della Polystamp di Firenze, alcune macchine par il confezionamento della Pieri di Rimini, mentre buona parte degli impianti di produzione sono stati progettati e realizzati dalla Tecnostar, azienda dello stesso gruppo Cremonini. Sfuggono al made in Italy solo le macchine dedicate agli hamburger, svedesi e americane, scelte di comune accordo con il cliente McDonald’s. Poi c’è il magazzino per la distribuzione dei prodotti.
Delle 1300 referenze, circa il 30-40% proviene dall’Italia: si tratta di pasta, olio d’oliva, salumi, pomodori, grana e parmigiano. «Solo eccellenze alimentari», assicura Luigi Cremonini, che proprio ieri all’ambasciata italiana di Mosca ha ricevuto il premio Italia nel mondo, che viene assegnato a chi meglio ha saputo rappresentare il nostro Paese. La quota di prodotto italiano distribuito in Russia da Marr vale almeno 40 milioni di euro, che corrispondono ad altrettanto export per tante piccole e medie imprese alimentari di qualità, che da sole non potrebbero affrontare un mercato così gigantesco, e dalle potenzialità ancora indefinite.
Poi c’è la carne: metà di quella utilizzata per gli hamburger è fresca, di produzione russa, e metà è congelata, e anche questa in parte proviene dall’Italia. Il gruppo Cremonini (2,7 miliardi di fatturato aggregato) è anche il primo operatore europeo nella ristorazione a bordo treno: nei giorni scorsi si è aggiudicato in Spagna il contratto per il servizio sull’intera rete ad Alta velocità, del valore di 469,2 milioni in 4 anni.


In Francia, dove ha una quota di mercato dell’80%, nelle scorse settimane ha vinto un’ulteriore gara per la logistica nel comprensorio di Parigi (sempre al servizio della ristorazione ferroviaria), con un fatturato aggiuntivo di 30 milioni all’anno.

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