Fabrizio Ravoni
da Roma
L’economia si è risvegliata. L’Istat ha annunciato che nel secondo trimestre dell’anno, il Pil (prodotto interno lordo) è cresciuto dello 0,5%, rispetto al trimestre precedente. Calcolato su base annua, il Pil (cioè la ricchezza prodotta in dodici mesi) è cresciuto dell’1,5%. Erano tre anni che non cresceva con questi valori.
Con la stessa nota, l’Istat ha anche rivisto al rialzo le stime del Pil del primo trimestre del 2006. Lo ha portato dallo 0,6 allo 0,7%. Da gennaio a marzo di quest’anno, la ricchezza viaggiava intorno all’1,6%; poi ha registrato una lieve flessione, e oggi è all’1,5%. Seppure nei prossimi due trimestri la crescita fosse zero, ha precisato l’istituto di statistica, l’Italia ha già acquisito una crescita annua dell’1,4%.
Gli analisti non si aspettavano il dato del secondo trimestre. Immaginavano che il Pil potesse crescere su base annua dell’1,3%. A determinare il buon risultato - ha spiegato l’Istat - è stato il valore aggiunto dell’industria e dei servizi e una diminuzione dell’agricoltura. Per una serie di analisti intervistati da Reuters il merito va anche condiviso con i servizi, che hanno registrato andamenti anche migliori di quelli dell’industria manifatturiera. E che stanno sfruttando il buon andamento della domanda interna.
Sulle previsioni dei prossimi trimestri, gli economisti si dividono. Una corrente di pensiero ritiene che la crescita dell’economia potrebbe risentire negativamente delle difficoltà americane. Un’altra, invece, pensa che il fenomeno negativo prima di essere avvertito debba passare più tempo; e ne deduce che i prossimi trimestri potranno ancora essere positivi. Vale la pena di ricordare che fu Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, a stimare per quest’anno una crescita dell’1,5%. E potrebbe essere superato.
In attesa di conoscere i dati sulla crescita della Germania (primo mercato di sbocco delle merci made in Italy), la Francia ha annunciato che nel secondo trimestre il pil è cresciuto fra l’1,1 e l’1,2; portando così il dato annuo al «livello eccezionale» - per usare le parole del ministro dell’Economia, Thierry Breton - del 3%. Superiore addirittura alla dinamica seguita dal pil inglese, cresciuto nel secondo trimestre dello 0,8% con una previsione su base annua del 2,6%. Negli Stati Uniti, invece, già si avvertono i primi scricchiolii. Secondo stime fatte dall’Istat, nel secondo trimestre il pil americano è aumentato dello 0,6%, con un dato annuo del 3,5%.
I dati ufficiali sulla crescita confermano, per Maurizio Sacconi (Forza Italia), un quadro noto anche prima delle elezioni e che era stato negato dalla retorica del declino. Gianfranco Morgando (Margherita) invece ritiene che i dati positivi non devono distogliere l’attenzione dall’esigenza di rendere più competitivo il sistema economico. Per il sottosegretario all’Economia Paolo Cento, invece, ai dati del pil bisogna agganciare nuovi indicatori che misurino lo stato ambientale e sociale. «Così da avere un quadro più esauriente della situazione del Paese».
Pierpaolo Baretta della Cisl auspica che, alla luce dei dati del pil, la «manovra non venga fatta solo da tagli». Anche il segretario dell’Ugl, Renata Polverini, chiede un ammorbidimento della finanziaria.
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