Cricca, i Pm «assolvono» Bondi e Matteoli: non ci sono i loro nomi

RomaI ministri Altero Matteoli e Sandro Bondi non sono coinvolti nell’inchiesta sui grandi appalti di Perugia. Il loro nome semplicemente fino ad ora non è mai stato fatto e dunque non compare nei faldoni dell’indagine.
Questa volta a smentire subito il coinvolgimento dei due membri del governo non sono soltanto i diretti interessati, che pure respingono le accuse e minacciano querele ai giornali che ieri hanno pubblicato la notizia, ma i magistrati che si occupano degli affari della cricca. Fonti interne alla Procura perugina hanno infatti smentito che siano al momento apparsi riferimenti al ministro dei Trasporti, Matteoli e a quello dei Beni Culturali, Bondi, nell’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi in corso a Perugia. Non risultano agli atti documenti o interrogatori nei quali si faccia il nome di Matteoli e Bondi.
E infatti anche l’avvocato dell’architetto Angelo Zampolini, Grazia Volo, sentito nei giorni scorsi dai pm di Perugia, smentisce che il proprio assistito, teste chiave nell’inchiesta, abbia mai nominato i due ministri.
«Angelo Zampolini non è stato neanche interrogato su questioni relative ai ministri Matteoli e Bondi - dice la Volo - quindi non poteva fornire risposte a domande che non gli sono state fatte». La Volo aggiunge pure, sempre a nome di Zampolini, che «le notizie uscite sul Fatto Quotidiano e su Libero non corrispondono a realtà».
Adesso i due ministri promettono querele. «Non ho, né mai ho avuto conti aperti né disponibilità in banche estere, tantomeno in filiali di banche italiane operanti in Lussemburgo - dice Matteoli -. Non possono dunque esistere operazioni bancarie direttamente o indirettamente a me riconducibili, ovvero a persone a me collegate».
I due quotidiani infatti avevano avanzato l’ipotesi di un conto «riconducibile» al ministro in una banca del Lussemburgo. «Quanto riportato da alcuni quotidiani è assolutamente falso e calunnioso - insiste Matteoli-. All’estero non ho mai messo piede in una banca. Ho già dato mandato al mio legale di proteggere il mio buon nome in ogni sede».
Si confessa molto amareggiato anche Bondi, che ridicolizza le presunte accuse a suo carico. «Sapevo di vivere in un paese barbaro e incivile almeno per le persone oneste, ma non fino a questo punto - dice Bondi -. Apprendo su Libero che il mio nome figurerebbe in una inchiesta su movimenti bancari transitati per una filiale di Unicredit a Lussemburgo. Si tratta di una notizia semplicemente comica. Purtroppo so bene che quando i fatti saranno accertati sarà sempre troppo tardi per rendere giustizia alla mia onestà. Comunque in riferimento alle notizie riportate oggi sui quotidiani Libero e Il Fatto, gli autori delle calunnie ne risponderanno presto in tribunale».
Tutta la maggioranza offre compatta sostegno a Bondi e Matteoli. Gli attacchi contro Matteoli sono «assurdi» come «strampalate e fuori dalla realtà» sono le vicende per le quali viene chiamato in causa, dice il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri.


Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, esprime la sua solidarietà ed osserva come continui «su alcuni giornali una manovra con chiari obiettivi destabilizzanti, accentuata dalla gravità della situazione economica generale».
Anche, Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato osserva che «la mediatizzazione di inchieste giudiziarie produce il proliferare incontrollato di veleni».

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