La crisi Cavalli salvi nonostante i disfattisti

Nonostante i non pochi «gufatori» e «starnazzatori» di professione, al limite del disfattismo, naturalmente tutti rigorosamente all’interno del settore ippico, dal quale traggono i mezzi per mangiare e vivere (anche bene), il decreto salvaippica è in fase di approvazione al Senato. Al massimo entro oggi o domani sarà approvato senza modifiche, stando alle ferme dichiarazioni del relatore del Pdl senatore Antonio Gentile. Personalmente, una volta approvato il decreto alla Camera, con una maggioranza «bulgara», non avevo alcun dubbio sul buon esito del passaggio al Senato. Infatti questo decreto aggiustava non poche cose soprastanti ai nostri problemi, sulle quali non si è detto quasi nulla, ma si è solo parlato di decreto «salvaippica».
Diamo atto al ministro dell’Agricoltura Luca Zaia, di avere lucidamente e rapidamente centrato un obbiettivo che rasentava l’incoscienza, onore al merito del nostro ministro, per lucidità di impegno e chiarezza di comportamenti nel perseguirlo.
Con il buon fine dell’intervento non si può non trarre alcune indicazioni che ci riguardano molto da vicino e che possono dare qualche preoccupazione nel futuro. Per la prima volta nella storia dell’ippica italiana, dobbiamo amaramente prendere atto che l’ippica ha perso l’autosufficienza economica che, in un certo senso ci aveva protetto per oltre sessanta anni dalle ingerenze politiche, quanto meno sino alla riforma del 1999, data di inizio del vero declino dell’ippica.
Cosa può significare una cosa del genere: la prima, incontrovertibile che siamo nelle mani della politica a tutto tondo, che questo intervento ci condizionerà ancora di più di quanto non ci abbia condizionato sino ad oggi. Pertanto, soltanto se chi ci dovrà dirigere saprà dare una risposta adeguatamente seria e credibile, molto probabilmente ce la potremo cavare un’altra volta senza tanti danni ma, attenzione non possiamo sbagliare neanche una sola mossa e vigilare attentamente su tutti i fronti, quello politico e quello interno (leggi Unire), la quale non mi pare assolutamente inadeguata nel suo assetto odierno in condizioni di gestire un passaggio così delicato come l’attuale.
Senza nulla di personale ovviamente. Il vero rischio è quello di continuare nell’allegra gestione dove non si riesce a capire chi, come, perché e dove siano i responsabili di eventuali decisioni, sia di quelle prese che quelle non prese (leggi canoni Tv Agenzie).
Senza ignorare il pericolo versante Ue.

Perché se non è questo un aiuto di Stato: dove i soldi di una maggiorazione di imposta finiscono a montepremi? Anche se il livello di sensibilità della Ue, su questo fronte mi pare oggi, molto più alto. Ricordiamoci infine che: come la politica ci ha procurato i mezzi per continuare con altra decisione potrebbe tranquillamente toglierli.

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