da Milano
Sono più di 400 le società americane, tra cui Google, Bed Bath & Beyond e Starbucks, che possiedono obbligazioni a tassi stabiliti con un sistema di aste, per un valore di almeno 30 miliardi di dollari. E che, per questo motivo, stanno pagando lo scotto della crisi del credito, considerata la notevole svalutazione di questi strumenti finanziari.
Il punto, spiega il Wall Street Journal, è che il valore di questi bond è sceso in modo considerevole, e che le società hanno dovuto procedere di conseguenza a forti svalutazioni che hanno messo sotto pressione i loro risultati finanziari. È il caso, per esempio, di ImClone Systems, il cui bilancio nel primo trimestre è stato colpito da un onere di 85 milioni di dollari, di cui 69 milioni sono stati legati a una svalutazione delle obbligazioni con tassi determinati dalle aste pari al 43%. La stessa Google, che detiene tali strumenti in portafoglio, ha proceduto a una svalutazione del 4,2% su obbligazioni per un valore di 260 milioni di dollari. Da segnalare che tali obbligazioni sono bond che vengono emessi da Comuni, associazioni di beneficenza o società di erogazione prestiti per studenti. Tali obbligazioni sono strumenti di debito a lungo termine con caratteristiche di bond a breve termine, visto che i loro tassi di interesse vengono ricalcolati su base settimanale o mensile dai broker di Wall Street. Le obbligazioni si presentarono inizialmente appetibili, complici gli elevati tassi di interesse e la promessa da parte di Wall Street di smobilizzare facilmente gli strumenti sul mercato.
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