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Crisi, Confindustria: "Nel 2010 il pil sotto all'1%"

Le previsioni del centro studi di Confindustria riviste al ribasso: "Gli Usa e il Giappone sono ripartiti. Fatica Eurolandia, in Italia, a causa dei dati negativi di dicembre, la crescita del pil nel 2010 non supererà l'1%". Poi le stime: "Il costo del denaro salirà dopo la metà del 2010" 

Crisi, Confindustria: "Nel 2010 il pil sotto all'1%"

Roma - Dicembre azzoppa la ripresa. La situazione economica internazionale si conferma sulla via della ripresa, ma in Italia, complice il cattivo andamento del pil nel quarto trimestre, nel 2010 sarà difficile una crescita superiore all’1%. Lo rileva il centro studi di Confindustria. Aggiungendo che solo da petrolio ed euro deboli potrebbe venire qualche speranza di sfondare quella quota di crescita.

L'analisi "L'economia globale - si legge - rimane solidamente sui binari della ripresa. Ma il recupero è ancora molto differenziato tra Paesi e settori. La locomotiva Usa è ripartita a passo spedito, grazie al manifatturiero; bene export, investimenti e consumi; nel mercato del lavoro segnali di svolta; il riequilibrio dei conti con l'estero sarà messo alla prova. Il Giappone, ancora per poco la seconda economia mondiale, avanza grazie alle vendite all'estero e alle spese delle famiglie, ma sta risentendo delle difficoltà nell'industria automobilistica. Eurolandia è più lenta, zavorrata dai ritardi di aggiustamento dell'occupazione e dal rientro dai deficit pubblici, reso più cogente dai patti europei. In Italia con la caduta del pil nel quarto trimestre è diventato più difficile centrare una crescita superiore all'1% nel 2010; una mano potrebbe venire però da petrolio ed euro un po' più deboli".

Gli indicatori Secondo il Csc "un rimbalzo nella prima metà dell'anno è suggerito dagli indici anticipatori e di fiducia che mostrano ora qualche calo e che tuttavia sono meno affidabili rispetto al passato nel tracciare la rotta degli indicatori reali. Il dollaro sale spinto dalle più favorevoli prospettive di crescita e dei tassi, oltre che dal minor deficit con l'estero. La moneta unica europea scende anche per le difficoltà di gestione del caso greco. Lo yuan si apprezza in termini reali con l'accelerazione del costo del lavoro, che favorisce i consumi. Le quotazioni delle materie prime - sottolinea il Csc -oscillano su alti valori, sensibili alle attese sulla ripresa e rese più volatili dagli investimenti finanziari in cerca di beni rifugio. L'inflazione rimane molto contenuta e addirittura cala nelle componenti core. Ciò consente alle Banche centrali di protrarre i bassi tassi di interesse finché lo richiederà il rafforzamento dell'economia reale; il rialzo del costo del denaro non comincerà prima della seconda metà del 2010 e partirà dagli Stati Uniti, mentre la Bce terrà conto del recupero più lento.

Il credito - infine - rimarrà molto selettivo".

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