Crisi d'ascolti per le signore di La7

Crisi di ascolto. Per le dive chic de La7 il confronto è un vero smacco: Dandini e Bignardi fanno fatica a decollare

Crisi d'ascolti per le signore di La7

Per le dive chic de La7 il confronto è un vero smacco: una puntata de L’ispettore Barnaby riesce a fare lo stesso numero - o poco inferiore - di spettatori dei loro super studiati, supor sponsorizzati, super costosi, super osannati dalla critica di sinistra, programmi. Serena Dandini, uscita dalla Rai con l’aura della martire e Daria Bignardi, che pure vanta una piccola storia di discriminazione politica nella Tv di Stato, entrambe arrivate a La7 con la grancassa, si ritrovano a fare risultati pari a una serie qualunque. Tra l’altro neppure quella storica, che ha un suo zoccolo duro di fan, con ispettore Tom, ma quella nuova con il cugino ispettore John. Martedì Barnaby ha avuto 830mila spettatori, venerdì scorso le Invasioni barbariche ne ha ottenuti 771mila e sabato The Show Must Go Off 941mila. E tenendo conto che la serie inglese costa poco, viene spontaneo chiedersi: perché mai continuare a produrre e mandare in onda trasmissioni che non hanno i riscontri sperati? Domanda provocatoria, un po’ semplicistica, certo, perché il palinsesto di una rete è fatto di serie, film, trasmissioni di intrattenimento e di informazione in un impasto amalgamato. In più si può osservare che lo share, nel caso delle Invasioni barbariche, non è poi così lontano dalle medie degli scorsi anni. Ma il fatto è che dopo l’arrivo di Mentana e la gran quantità di ascolti portati dal suo Tg, tutta la rete è stata improntata verso un futuro radioso, con investimenti di soldi, uomini ed energie volti nella direzione di una rete dedita all’attualità. Peccato che Berlusconi, l’obiettivo-nemico numero uno, come si è detto più volte, si sia dissolto con l’arrivo del governo Monti. E, nonostante tutte le rassicurazioni da parte dei dirigenti e dei presentatori medesimi sul fatto che sia possibile fare una Tv anche senza l’ex premier, per ora pare il contrario. Ora, ipotizzare la crisi di una rete sulla base delle performance non troppo brillanti di alcuni show, pare un po’ esagerato, anche perché sono appena partiti. Però le avvisaglie ci sono tutte... e comunque una cosa è chiara: non basta travasare un pezzo di un canale (Raitre) su un’altra rete (La7) per fare Bingo.

E, magari, ora la Dandini, dopo tutte le invocazioni alla censura, potrebbe fare un bagno di umiltà e riflettere sul fatto che, senza la protezione della Tv pubblica, la Tv commerciale è un mare aperto dove è più difficile navigare.

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