La crisi delle Borse frena Generali Bernheim non dà stime per l’anno

A giugno le svalutazioni schiacciano l’utile a 1,46 miliardi (meno 18%), ma salgono i premi (+6,8%) e il peso dell’Est

da Milano

La bufera delle Borse internazionali offusca la vista di Generali che chiude il primo semestre con utili netti schiacciati del 17,9% a 1,46 miliardi contro gli 1,78 di un anno prima. A conti fatti, malgrado siano dovute all’adeguamento (previsto dagli Ias) del portafoglio titoli agli attuali valori di mercato, le svalutazioni sono state 905 milioni.
Un ammanco (il pacchetto Telecom, essendo custodito in Telco, non è stato toccato) sostanzialmente «contabile» a cui il Leone ha contrapposto il buon funzionamento industriale (i premi sono migliorati del 6,8% a 36,8 miliardi) e la prospettiva di far lievitare l’importanza dell’Est dal quarto posto attuale fino a insidiare in pochi anni il peso di Francia e Germania.
Tanto che, malgrado la pulizia di bilancio i conti del Leone apparivano in linea con le aspettative degli analisti: a fine giugno il risultato operativo è sceso del 12,9% a 2,54 miliardi, a causa del ramo Vita (meno 16,6% a 1,5 miliardi), mentre i Danni sono saliti del 6,4% a 1,2 miliardi. I profitti di realizzo sono scesi di 426 milioni mentre i premi sono saliti del 7,6% a 25 miliardi nel Vita e del 5,1% a 11,8 miliardi nei Danni. L’umore cambia però davanti alla prudenza del presidente Antoine Bernheim: «L’andamento negativo dei mercati finanziari registrato in questi primi sei mesi e le sempre più incerte prospettive per la rimanente parte dell’anno, rendono difficile fare previsioni per fine esercizio». Troppo per il sistema nervoso degli investitori provati dalla crisi subprime: come era già accaduto qualche mese fa a Londra alla Unicredit di Alessandro Profumo, le sale operative hanno fatto scattare le vendite sul titolo Generali che ha chiuso in ribasso dell’1,24% malgrado la buona intonazione della mattinata. A poco sono valsi i distinguo di Bernheim e dell’amministratore delegato Giovanni Perissinotto: «Prevediamo una conferma dei buoni andamenti tecnici sin qui registrati sia nei rami Vita che Danni e degli effetti positivi delle azioni già intraprese, volte a incrementare l’efficienza della gestione», ha precisato il banchiere francese. Generali «non è immune alla crisi», ma ha saputo «mantenere la rotta», ha aggiunto agli analisti Perissinotto, confermando l’«ambizione» di raddoppiare il dividendo nell’arco del periodo 2007-2009. Il gruppo conta poi di siglare entro l’anno il rinnovo di Intesa Vita, la joint venture bancassicurativa fra Trieste e Intesa Sanpaolo ridimensionata dall’Antitrust ai tempi della nascita della superbanca.


I vertici di Trieste snocciolano numeri per dimostrare la vitalità del gruppo (più 15,5% la nuova produzione Vita, stabile l’embended value, migliora il combined ratio mentre il capitale in eccesso è sceso a 1,7 miliardi per le operazioni Ppf e Banca del Gottardo) e rintuzzano l’affondo di un rappresentante di Algebris circa il ritorno degli investimenti sul portafoglio titoli e bond. Di certo a rendere particolarmente gravoso il contesto per il settore assicurativo è l’inusuale sovrapporsi tra il crollo delle Borse (meno 20% da inizio anno) e l’impatto del rialzo dei tassi sull’obbligazionario.

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