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Crisi, la Lega diserta Roma e rilancia il suo parlamento

Niente incontro con Monti, Bossi si limita a una telefonata: "Non voteremo la fiducia". Intanto lo stato maggiore del partito annuncia: "Riapriamo il parlamento padano"

Crisi, la Lega diserta Roma  e rilancia il suo parlamento

Roma - È questa la vera secessione. La Lega «unica forza di opposizione», titolava trionfale la Padania ieri mattina. La Lega lotta da sola, temerariamente, e si prepara all’«autodeterminazione». Senza rispetto per nessuno, unico partito a non presentarsi al cospetto del premier incaricato Mario Monti per le consultazioni. L’appuntamento a palazzo Giustiniani era fissato per le 17.15, ma quando è stato il turno del Carroccio, non solo non si è presentato Bossi, ma nemmeno i capigruppo Bricolo e Reguzzoni. Nessuna camicia verde ha varcato il portone del Senato. Il contatto è stato soltanto telefonico. Tutto riparte dalle origini per la forza politica che solo Silvio Berlusconi era riuscito ad addomesticare. Mentre Monti riceveva il bidone di Bossi e della delegazione padana, il quartier generale, la segreteria politica, era riunita a Milano, in via Bellerio, per decretare il primo atto della rivoluzione secessionista: la rinascita del «parlamento padano». La convocazione inaugurale dell’organismo autonomo di cui l’ultimo presidente è stato Roberto Maroni è prevista il prossimo 4 dicembre. Ne faranno parte le varie identità leghiste secondo lo schema stabilito alla creazione, nel 1996 a Bagnolo San Vito (Mantova).

In assenza dei dirigenti a Roma, le intenzioni del Carroccio sono state affidate a severi comunicati inviati da via Bellerio: «L’On. Umberto Bossi, non potendo partecipare di persona alle consultazioni del presidente del Consiglio incaricato, per la già programmata riunione della segreteria politica del Movimento a Milano, ha contattato telefonicamente il prof. Mario Monti». La nota definisce il colloquio tra Bossi e Monti «cordiale e collaborativo», ma nella conversazione è stata ribadita la «linea politica», ovvero «l’indisponibilità della Lega Nord a votare la fiducia al futuro Governo e la disponibilità a valutare caso per caso i singoli provvedimenti proposti».

In via Bellerio, la Lega ha costituito le tappe della nuova identità libera da condizionamenti. È la base che lo chiede, l’elettorato, che sui principali canali di comunicazione padani in rete e via etere sta attaccando da tre giorni Monti e i suoi possibili ministri, Napolitano, tutti i partiti, e un po’ anche il Pdl. «Il destino delle sedi dei ministeri a Monza a questo punto dipende dalle determinazioni che a riguardo assumerà il nuovo governo», ha sottolineato l’ex ministro Roberto Calderoli. La Lega sarà all’opposizione a vigilare: «Il mio auspicio, ovviamente - ha aggiunto - è che questo minimo segnale di attenzione verso il Nord ora non venga vanificato. Perché diversamente sarà autodeterminazione».

E intanto sull’emittente guida del partito, Radio Padania, e sui blog, su Facebook, l’orgoglio primigenio è tornato a cantare. Monti e il governo tecnico toglieranno ancora una volta «i soldi al Nord», gridano i fedeli elettori padani. «Sempre e solo forza Lega! Riconquistiamo le nostre piazze, secessione subito» è il messaggio pubblicato sabato, alle 21.46, sulla bacheca del partito nel social network più diffuso. Mentre sulla homepage di Radio Padania si inizia a parlare di referendum per la secessione: «Ora io da Veneta, Padana - proponeva ieri Jenny Puppato - chiedo al nostro Miglior Governatore Veneto Luca Zaia degli ultimi 100 anni di raccogliere le Firme per il referendum dell’indipendenza del Veneto. Prima Partiamo noi Veneti, poi ci seguiranno a Ruota Lombardia Piemonte Emilia-Romagna!».

Radio Padania ha raccolto gli sfoghi di centinaia di militanti. Il neogoverno è «golpista», Monti «il banchiere d’Europa» alla fine «tasserà tutto». Come già sta avvenendo su Facebook, anche in radio monta la voglia di marciare: magari non su Roma, ma con manifestazioni in «tutta la Padania». «Scendiamo in piazza - incitava un ascoltatore - facciamo vedere le nostre bandiere e la nostra forza». E alle prossime elezioni, se il Pdl darà l’ok all’innalzamento dell’età pensionabile, «si va da soli».
Marina, un’altra ascoltatrice della radio dalla provincia di Como: «Per me non c’è più niente da fare. Prendiamo la Lombardia e facciamo la secessione».

«Perché solo la Lombardia? Prendiamo tutto il Nord!» le ha fatto eco Gianpaolo Dozzo, parlamentare, che commentava le telefonate in diretta.
Il deputato ha poi precisato di aver fatto solo «una battuta». Ma ogni freno da co-governanti, comunque sia, è caduto.

La Lega torna alla Padania.

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