«Per la prima volta negli ultimi due anni le nostre stime le abbiamo riviste in su, e non in giù. Ma attenzione: non siamo usciti ancora dalla crisi». Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo monetario internazionale, ha partecipato attivamente al vertice finanziario del G8 a Lecce. Gli abbiamo chiesto la sua valutazione sullesito del summit.
Come vede la situazione economica, rispetto ai mesi scorsi?
«Il Fondo monetario ha rivisto al rialzo le stime di crescita per il 2010, ed è la prima volta che la revisione punta verso lalto e non verso il basso. Detto questo, bisogna essere molto prudenti: la ripresa è debole, e restano ancora molte cose da fare. I costi sociali della crisi continueranno. I germogli di ripresa sono veri, reali, ma la crescita economica è unaltra cosa. La disoccupazione non diminuirà, tuttaltro, ma avrà un picco nel 2011. Dal punto di vista finanziario, gli spread bancari ancora alti segnalano tensioni».
Da dove potrebbe giungere la ripresa? Ed è tempo davvero di pensare alla exit strategy dalla crisi economica?
«Nei mercati emergenti alcune situazioni restano preoccupanti, ma altre - penso per esempio al Messico - ci fanno ben sperare. Anche in Estremo Oriente ci sono segnali incoraggianti, e vediamo miglioramenti negli Stati Uniti. Ma devo essere chiaro: prima di pensare alla exit strategy bisogna che la crisi si concluda, dobbiamo attraversare quella porta, non pensiamo ad exit strategy prima di quel passo, non prima della metà del 2010. Il G8 ha incaricato il Fondo monetario di studiare un progetto di uscita dalla crisi. Lo prepareremo, ma prima pensiamo a uscirne».
Che opinione ha del cosiddetto Lecce framework?
«È un argomento su cui il ministro Tremonti ha molto insistito, e che si colloca in parallelo con liniziativa tedesca della Carta Globale. Sono iniziative molto interessanti, che per avere successo hanno bisogno del consenso più ampio possibile. In questo caso non basta lapprovazione del G8, perché una cornice legale deve essere accettata da tutti i Paesi, industriali e in sviluppo. Ad esempio, sarebbe molto positivo il sì da parte degli oltre 180 Paesi aderenti al Fmi».
Gli americani hanno chiesto agli europei di rendere pubblici gli stress test sulle banche. Qual è la sua opinione in proposito?
«Tutti i tipi di stress test sulle banche sono benvenuti. Ci sono diverse forme di test nelle due sponde dell'Atlantico, ma per noi sono tutte utili.
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