Trenta milioni di euro. È la richiesta della Regione Liguria al governo per affrontare le richieste - crescenti e urgenti - di cassa integrazione «in deroga» che vengono presentate ormai ogni giorno dalle piccole e medie imprese liguri. La crisi economica, anche nella nostra regione, cè e si vede. Tanto che per far fronte a tutte le richieste la cassa viene approvata per sei mesi e non di più, per essere sicuri di avere ancora i fondi per lazienda che arriverà dopo. Perché è certo che arriverà.
Le grandi
Ilva a Genova, Ferrania e industria del vetro a Savona, San Giorgio alla Spezia sono le grandi imprese in difficoltà, che hanno già cominciato a lasciare a casa i dipendenti. Tanti. Nel primo caso la crisi del comparto degli elettrodomestici ha ridotto la richiesta della produzione di acciaio e sono mille i lavoratori già collocati a casa, 450 per 13 settimane, e altri 540 per laccordo di programma. Nel genovese numeri importanti anche alla «Lames Spa» di Chiavari, azienda protagonista di rilievo nell'industria dell'automobile e ricopre un ruolo di primissimo piano nella fornitura di componenti per auto. Fondata nel 1931 ha consolidato negli anni la sua presenza sul mercato italiano ed estero (con stabilimenti a Melfi e in Brasile) attraverso una costante crescita. Adesso ha fatto ricorso alla cassa integrazione di 13 settimane per 260 dipendenti. Cassa integrazione per 290 persone anche alla «TI Group» di Busalla dove ancora la crisi del mercato dellauto ha provocato una drastica e imprevista riduzione degli ordinativi, tanto che il volume delle produzione si è contratto e i lavoratori sono diventati troppi. Lazienda ha peraltro anche cercato di venire incontro agli operai lazienda ha riconosciuto oltre al contributo previsto dallInps anche il 35 per cento della retribuzione come da «base giornaliera della busta paga». «Per la prima volta dopo 30 anni anche noi ricorreremo alla cassa integrazione per 13 dipendenti - dice Walter Pilloni, presidente della Teknit di Sestri Ponente - segno che la crisi cè e qualcosa deve cambiare alla svelta se vogliamo costruire per il futuro».
Le altre
Alla «Sorame» di Ceranesi, dove si producono leghe in bronzo, gli ammortizzatori sociali sono stati richiesti per 18 operai e 5 impiegati su 27 dipendenti totali, per un periodo di 13 settimane. Ai dati già forniti vanno aggiunti i 40 dipendenti in cassa integrazione alla «Ecocat» di via Colano, i 13 alla «Rmig spa», espressione italiana del Gruppo Rmig, multinazionale danese leader nella produzione di lamiere forate, stirate e prodotti associati. Il gruppo si presenta come il maggiore produttore europeo di tali prodotti metallici e è composto da 14 unità aziendali certificate Iso 9001 e distribuite in 13 paesi europei, ma la crisi è arrivata lo stesso. Cassa integrazione anche alla «Polypipe» di Monleone, produttrice di apparecchiature in plastica: 13 settimane per i 37 dipendenti. Nove cassintegrati alla «Tagliafico», 60 alla «Ultraflex» che produce dal 1935 accessori nautici, 8 alla «Rgr spa» che produce tende da sole (la cassa integrazione ha un limite di 14 ore), 3 alla «Sd Diamant Srl» di Rivarolo, 4 alla ditta «M.Muzio» che produce impianti di riscaldamento, 14 alla «Fil Plastic» di Arenzano leader nella produzione di contenitori sovrapponibili in rete di ferro plastificato, 7 alla «Selinsistemi» di via Romairone, 123 alla «Moog italiana» di Casella che produce apparecchi di controllo elettrici, idraulici ed elettronici, 43 per l«Industria di Leivi» che produce bombole metalliche, 4 all«Italferro», 11 alla «Fabbrica italiana lamiere» e 8 alla «Stem-Isi Impianti srl». Tra i problemi che denunciati dalle aziende liguri anche la stretta delle banche su fidi e prestiti: la contrazione del credito blocca molte attività fino a soffocarle.
La Spezia
Tra le aziende che hanno cessato l'attività oltre alla San Giorgio vanno segnalate «La Cala» con 18 occupati nel settore delle manutenzioni navali, «Pe.Tra.Mar» 18 occupati nel settore manutenzioni navali.
Lungo lelenco delle aziende che hanno richiesto la cassa integrazione: «Trafileria Segesta» 13 settimane per 13 addetti su un totale di 20, «Sire» 13 settimane per 6 addetti su un totale di 15, «Centro Servizi Manutenzioni» 13 settimane per 5 addetti su un totale di 15, «A.M. Russo» manutenzioni navali 13 settimane per 6 addetti su un totale di 18, «Tubimont» 13 settimane per 12 addetti su un totale di 20, «Officine Maggioli» 13 settimane per la totalità dei dipendenti, venti in tutto.
Ai sindacati è stata prospettata in un'incontro con l'azienda la possibilità di cassa integrazione anche per «Termomeccanica compressori» per 18 addetti su un totale di 30. È stata richiesta anche per «Comdata» che lavora nel settore delle telecomunicazioni. L'azienda occupa circa 450 dipendenti e lavora per il 90 per cento per Telecom Italia e il rimanente per Eni e Agip. La messa in cassa riguarderebbe 157 lavoratori.
Savona
Componentistica per le auto, meccanica di precisione, cantieri navali, meccanica e ingegneria. Sono i settori che sentono la crisi in provincia di Savona, dove la richiesta di ammortizzatori sociali riguarda 1.200 lavoratori. Così suddivisi: «Ap Italia» 434 dipendenti a Cairo Montenotte, «Bitron» 150 dipendenti a Savona, «Viglietti» 20 persone a Cairo Montenotte, «Cantieri navali Rodriguez» venti persone a Pietra Ligure, «Tecnova» 15 persone a Vado Ligure, dove altri sette dipendenti dalla «Gasco» e 5 della «Saie» saranno in cassa integrazione rispettivamente fino ad aprile e marzo. Così come 58 dipendenti della «Medical Ars» di Altare. La Ferrania è ricorsa alla cassa integrazione per 450 persone fino a luglio 2010. Altre trenta persone che resteranno a casa lavorano nellindotto Ferrania. Venti dipendenti della «Testa» e 100 della «Ocv», rispettivamente aziende di Albenga e Vado Ligure che si occupano di chimica, saranno a casa per tutto il 2009.
Cassa integrazione fino ad aprile per 47 lavoratori della «Cartiera Murialdo», per 12 degli autotrasporti «Fratelli Ravera» di Savona, per 7 dipendenti degli «Autotrasporti Si srl», per 8 della «Stereoflex» (chimica plastica» e di 13 della «Mallarini legno».
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