Storie di ordinaria trasformazione: la cara T-shirt, maglietta comoda con il taglio delle maniche a T che sin dagli anni Quaranta ha soppiantato la camicia si propone in versione couture per solleticare il desiderio dei consumatori che alla crisi oppongono nuove strategie. Gente abituata a calarsi in raffinati quanto costosi abiti su misura ordinati al ritmo di un paio per stagione, a partire da 4 mila euro ciascuno, che si ritrovano a fare i conti con un guardaroba ricco di vestiti nati per durare almeno dieci anni. Risparmiare e rinfrescare allo stesso tempo la propria immagine? Un gioco di pedine: un vestito in meno, una T-shirt o un jeans in più, purché d'autore, o meglio couture.
Elementare, direbbero coloro che tengono ben stretti i cordoni della borsa per paura del domani e guardano con sospetto la dannata voglia di spendere: che fatica fa un benestante a comprarsi una maglietta sborsando quasi 200 euro al posto di 20? Nessuna. Sembra, infatti, che l'ultima passione degli uomini sia quella di comprare meno e meglio e sentirsi informali anche se sempre molto eleganti. L'aplomb di Barack Obama la dice lunga. E non a caso, proprio lui, da senatore, vestiva gli abiti di Canali, altra azienda italiana che alle sue proposte impeccabilmente sartoriali ha aggiunto molti pezzi casual. Un consumatore esigente, allenato alla millimetrica perfezione della tradizione sartoriale, non tollera del resto una T-shirt con orli fatti così e così, cuciture che girano intorno al corpo, stampe che sbiadiscono e cotoni ruvidi come la cartavetrata.
Ecco perché le nuove magliette nascono in sartoria, sono fatte con i tessuti più pregiati, arricchite di dettagli esclusivi e perciò all'altezza di uno stile mai urlato ma molto ben capito da chi se ne intende. Non a caso da alcune stagioni il capo più popolare e a buon mercato si presenta nelle collezioni di produttori come Ermenegildo Zegna o di stilisti di alto rango come Giorgio Armani, in proposte curate con l'arte maniacale dell'esclusività.
L'ultima novità in questo senso è firmata Brioni, l'azienda abruzzese nota in tutto il mondo come uno dei più quotati marchi del lusso made in Italy. Tant'è: da alcuni anni dà lezioni di arte della manifattura ad alcuni allievi del Royal College of Art di Londra, storica università di arte e design. Sorprendendo tutti Brioni ha realizzato tre T-shirt cucite con tecniche sartoriali che in Italia saranno vendute a circa 180 euro l'una. Propongono, stampati su fondo écru, motivi iconici della storia dell'azienda abruzzese che per anni ha vestito James Bond. Come il celebre giocatore di polo del 1937 in colori virati o l'uomo in giacca e cravatta (quest'ultima ricamata a mano). Andrea Perrone, giovane amministratore delegato, motiva questa scelta con la necessità di offrire più proposte di sapore casual a un pubblico che apprezza anche il blue jeans della casa con profili in coccodrillo. Si direbbe che ai tempi della crisi l'uomo dosa con modica quantità il gessato ingessato e si concede un andamento meno impettito.
Nell'ultima collezione Cruise 2010 presentata da Chanel a Venezia, in passerella si siano palesate T-shirt e magliette a righe ispirate ai gondolieri. E si sa che Karl Lagerfeld, direttore creativo della maison, ha un fiuto eccezionale nel captare i desideri del pubblico e nel dare risposte all'altezza della vanità maschile.
«Karl, Marc e John adooorano la crisi» recita peraltro la scritta che Patrizio Miceli, giovane italo francese con il pallino della comunicazione, ha stampato su una fortunata serie di T-shirt che fanno espressamente riferimento a Lagerfeld, Jacobs e Galliano e al potere esorcizzante della moda.
Fare affari con le T-shirt, del resto, non è una novità se pensiamo che un grande stilista come Jean Paul Gaultier indossa da sempre una maglietta a righe come portafortuna, che il successo di Guru partì proprio con la celebre margherita stilizzata a sei petali impressa sulle T-shirt e che Fiorucci, ancora oggi vende migliaia di magliette con la scritta: «Guarda forse accanto a te c'è un Angelo».
E con questi chiari di luna di un angelo accanto c’è sempre bisogno.
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