Crisi passata bilancio positivo Vendono bene i nostri autori

Cannes Con un volume d’affari stimato di circa 25 milioni di dollari di contratti firmati e un volume d’impegni almeno quattro volte più grande, il Marchè du Film, polmone economico del Festival e sua garanzia di primato nell’industria cinematografica tira un bilancio più che positivo. A parte i numeri e i partecipanti, di nuovo in crescita grazie allo sbarco in grande stile delle compagnie cinesi, è il mantra dei venditori che sembra aver rimesso in moto il meccanismo: «riteniamo che la crisi sia alle spalle - dice il francese Olivier Albou di Other Angle - e che se ci sono i prodotti giusti per il mercato, adesso c’è di nuovo chi può spendere per comprarli».
Frenesia, aste al rialzo e prezzi di nuovo schizzati alle stelle per i titoli più appetiti come il francese The Artist (vera rivelazione del festival, già acquisito per l’Italia), l’americano The Wolf of Wall Street con Leonardo Di Caprio, l’inglese The Iron Lady su Margaret Thatcher. Continuano ad andare di moda i thriller, e l’horror fa la sua parte soprattutto in versione 3D come per l’annunciato, ennesimo remake di The Texas Chainshaw Massacre. Funziona la commedia (attesissimo The Great Hope Springs con Meryl Streep cui ora si affiance Tommy Lee Jones) ma, e questa è la maggiore sorpresa dell’anno, non mancano acquirenti per il cinema d’autore.
La miglior prova è proprio italiana visto l’eccezionale interesse per i nuovi film di Moretti (36 paesi venduti in pochi giorni) e Sorrentino (già schizzato ai vertici dell’interesse dopo la prima proiezione). In questo ottimismo generale il cinema italiano è atteso alle conferme: i suoi generi più popolari del momento, come la commedia generazionale, fanno breccia in Sud America e Giappone.

Ma la nuova generazione dei nostri autori è attesa alla verifica della Mostra di Venezia per capire se si impone un nuovo linguaggio e una nuova scuola italiana oltre la generazione dei maestri consacrati. Intanto, e a sorpresa, gli addetti ai lavori indicano nel cinema giapponese la vera rivelazione di questo mercato: non tanto per i film presentati ma per i contratti firmati sulla sceneggiatura.

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