La situazione economica è difficile e la Cgil decide di dare una risposta utile agli interessi del Paese proclamando otto ore di sciopero per il 6 settembre.La parola d’ordine:tutti contro la manovra economica varata dal governo. E la data scelta non è casuale visto che i provvedimenti decisi all’inizio di agosto approderanno a Palazzo Madama il giorno prima. La decisione è arrivata durante la riunione della segreteria confederale di ieri.Fermare per un giorno il Paese danneggerà l’economia e soprattutto i lavoratori. La Camusso lo sa, ma punta ugualmente allo sciopero. Per superare le difficoltà all’interno della propria organizzazione. Agendo in rappresentanza e si deve presumere a tutela dei lavoratori iscritti alla Cgil Susanna Camusso ha avuto una idea geniale: appollaiarsi su un ramo per poi mettersi a segarlo dalla parte sbagliata. Indire uno sciopero generale in piena recessione economica e finanziaria, con le borse che ballano, le buste paga scartavetrate, il canto della sirena della delocalizzazione significa quello: farsi del male, molto ma molto male, da soli. E non c’è «cultura sindacale» che tenga, a meno di non riferirsi a quella degli anni Cinquanta. Quando però lo sciopero era davvero generale e il Paese davvero si fermava. E l’Italia,ma diciamo pure una larga fetta del mondo, non era in ginocchio. «L’obiettivo della mobilitazione della Cgil è quello di modificare una manovra ingiusta, iniqua e sbagliata», ha proclamato, impavida, Camusso. «Modificare »: a deliri sindacalesi di questo calibro non giunse nemmeno Luciano Lama, che pure aveva dietro sé le masse, l’intera forzalavoro e un Partito comunista più tosto che mai. Modificare, poi, come? Interrompendo la già non entusiasmante produzione, incrociando le braccia quando più che mai c’è bisogno che agiscano per non compromettere le risicate speranze di uscirne, dalla crisi, senza troppe ossa rotte. Dovendo pur concedere a Camusso un ancorché minimo sindacale di raziocinio, la sua uscita non può spiegarsi se non riconducendola a un’esigenza primaria: mostrare di esistere. Di essere alla testa di un sindacato che a sua volta esiste. E di sicuro ella è persuasa che la dichiarazione di appartenenza in vita di un sindacato e del suo segretario sia lo sciopero generale. L’antico babau che solo Camusso, riproponendolo nelle forme dimesse e meno che mai «unitarie», si illude possa gelare il sangue nelle vene della politica. Bisogna essere dei dilettanti, avere una visione assai superficiale della temperie che squassa l’Occidente, bisogna avere una cultura sindacale e politica molto acerba per convincersi, oggi come oggi, di ciò. Che il grosso degli iscritti alla Cgil non sia rappresentato da lavoratori attivi bensì da pensionati non cambia le dimensioni dell’abbaglio.
Proclamare uno sciopero nelle condizioni in cui si trovano Paese e lavoratori resta una idiozia formale, significa beffarsi dell’uno e degli altri.Va però riconosciuto che come ogni atto stolto e disperato, anche quello di Camusso ha un che di eroico. E infatti richiama la carica di Isbuscenskij: cavalli ventre a terra contro uno schieramento di carri armati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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