Crisi Risanamento: Zunino esce di scena, lunedì Roth nel cda

Luigi Zunino esce da Risanamento e la Borsa festeggia. Dopo il consiglio concluso nella notte, ieri l’imprenditore travolto dal dissesto del proprio gruppo si è dimesso anche dal cda; e il titolo, fin dalla riammissione in Borsa, ha preso una volata che in chiusura ha registrato un più 41,22%, a 0,37 euro, con scambi (28,8 milioni di titoli) dieci volte superiori alla media dell’ultimo mese e pari al 10,5% del capitale sociale.
Il mercato, dunque, scommette nel progetto di salvataggio del gruppo e punta sui nuovi vertici: il presidente Vincenzo Mariconda, avvocato e professore di diritto privato all’Università Cattolica di Milano, e il futuro amministratore delegato. Mentre il primo è stato designato lunedì notte, e già oggi rappresenterà la società all’udienza con il giudice fallimentare, il secondo non è stato ancora indicato: tuttavia appare ormai evidente che in consiglio, proprio al posto del dimissionario Zunino, sarà cooptato con la riunione di lunedì 3 agosto Luigi Roth, presidente della Fondazione Fiera Milano e di Terna, che potrà mettere a disposizione del gruppo l’esperienza maturata nella realizzazione del nuovo polo della Fiera a Rho-Pero. Roth dovrebbe essere il nuovo amministratore delegato, ma secondo alcuni avrà soltanto alcune specifiche deleghe.
Quanto alle dimissioni di Zunino - che finora controlla il 73% della società attraverso tre finanziarie - lunedì in un primo tempo erano date per certe, poi non sono state presentate. Ricordiamo che Zunino aveva già lasciato gli incarichi di presidente e ad; prima di dimettersi dal consiglio egli ha messo a disposizione delle banche i propri diritti di opzione relativi all’aumento di capitale e al prestito convertendo «contro la concessione di un diritto potestativo di acquisto (opzione call) delle azioni ordinarie che saranno sottoscritte dalle banche in attuazione dell’aumento di capitale». Ha ottenuto, in altre parole, il diritto a riacquistare le quote dalle quali sarà diluito; semprechè le sue condizioni finanziarie rendano possibile tale eventualità.
Oggi gli ultimi sviluppi saranno illustrati dagli avvocati della società al giudice fallimentare, al quale sarà chiesto un rinvio dell’udienza per l’avvio della procedure; rinvio che, in presenza del progetto di ristrutturazione finanziaria, ci si aspetta che sia concesso.
Il piano di salvataggio approvato lunedì prevede un aumento di capitale da 150 milioni in opzione ai soci e garantito dalle banche e l’emissione di un prestito obbligazionario quinquennale convertendo per 350 milioni, anch’esso con sottoscrizione garantita dalle banche.

Ieri tre dei principali istituti esposti hanno dato il loro assenso, del resto scontato visto che il piano è stato messo a punto proprio da loro. L’ok è stato dato dal consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, dal Banco popolare e dalla Banca popolare di Milano.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica