La crisi scatena l’odio Sequestri e assalti: è caccia ai manager

Il direttore francese di 3M assediato nel suo ufficio. È il terzo caso in due settimane. Ora è allarme. Gran Bretagna: alcuni vandali hanno lanciato sassi contro la villa dell'ex direttore di Royal Bank of Scotland

È un’onda sempre più alta e sempre più violenta. Si è alzata, improvvisamente, negli Stati Uniti, una decina di giorni fa, quando un giornale ha scoperto che i manager del colosso assicurativo Aig, salvato dalla bancarotta con i soldi dei contribuenti (e tanti, oltre 100 miliardi di dollari), si erano attribuiti bonus per 160 milioni. Da quel momento gli americani hanno cominciato a protestare, alcuni per strada, in massa su Internet. E la loro indignazione ha contagiato l’Europa, ma con modalità che ora preoccupano i governi di Francia e Germania; perché la protesta inizia ad essere vandalica.

Da ieri notte ne è consapevole innanzitutto sir Fred Goodwin, che in Gran Bretagna è diventato il simbolo dell’arroganza e dell’impunità della casta dei banchieri. Era il numero uno della Royal Bank of Scotland, percepiva stipendi stramilionari, veniva venerato come un mago della finanza. Ma sotto la sua guida la banca nel 2008 ha accumulato un buco di quasi 30 miliardi di sterline, costringendo il governo a salvarla in extremis con un ingente esborso di denaro pubblico. Goodwin ha dovuto dimettersi, ma non se n’è andato a mani vuote. Il contratto gli garantiva una pensione d’oro: quasi 800mila euro all’anno. Niente male per un dirigente che ha appena compiuto 50 anni. Tutto questo mentre 2.700 dipendenti dell’istituto venivano licenziati. E l’altra notte è accaduto quel che molti temevano da tempo. Alle 4.15 del mattino un gruppo di sconosciuti ha assaltato la lussuosa villa dell’ex numero della Bank of Scotland, a Morningside, uno dei sobborghi più esclusivi di Edimburgo. Quattro vetrate sono andate in frantumi, poi gli assalitori hanno preso a sassate la sua Mercedes S600 nero parcheggiata nel cortile retrostante la casa. Al suonare dell’allarme sono fuggiti. E dopo qualche ora è giunta, nelle redazioni dei giornali, una rivendicazione firmata con questa frase: «I capi delle banche sono criminali». Nel messaggio e-mail si legge: «Siamo arrabbiati con i ricchi, come lui, che si attribuiscono da soli enormi somme di denaro e vivono nel lusso mentre la gente comune perde il lavoro e la casa. Ciò è criminale. I capi delle banche dovrebbero andare in prigione. Questo è solo l’inizio». Vera o falsa che sia, le autorità britanniche sono inquiete: è cominciata la caccia al manager?

Negli Usa alcuni dirigenti dell’Aig sono stati insultati per strada e il 90% del management ha già restituito gran parte dei bonus ricevuti negli ultimi mesi. In Francia sono soprattutto i dipendenti licenziati a ricorrere a forme di protesta molto energiche. Una dozzina di giorni fa, 310 dipendenti di uno stabilimento della Sony hanno bloccato in fabbrica per una notte il direttore generale, che aveva appena comunicato la chiusura dell’azienda. Martedì un trattamento identico è stato riservato, nel Loiret, al numero uno di una società farmaceutica americana, la 3M, dagli operai che contestavano un piano di ristrutturazione che prevede la soppressione di 110 posti di lavoro su un totale di 235. Lo hanno tenuto in ostaggio per una notte e poi lo hanno liberato, mentre ieri mattina la zona intorno all’Eliseo è stata invasa dai 1.200 operai dello stabilimento della Continental di Clairoix, di cui è stata annunciata la scomparsa. Persino in Svizzera, secondo indiscrezioni, la protesta è degenerata. In una banca i funzionari licenziati avrebbero picchiato i propri capi.
Ovunque è la sperequazione tra i privilegi delle élites e le privazioni della gente comune, ad alimentare la rabbia popolare; anche perché talvolta sono anche le aziende sane a diminuire il personale, come Total che pur annunciando un utile record di 14 miliardi di euro, ha deciso di privarsi di 550 collaboratori entro il 2013. E questo mentre, in Francia, nel mese di febbraio altre 80mila persone si sono iscritte nelle liste di disoccupazione.

La miscela è esplosiva e il ricordo della rivolta delle periferie dell’autunno 2005 ancora vivo. Il presidente Sarkozy ne è consapevole e in un discorso pronunciato a Saint Quentin, nel nord del Paese, ha dichiarato guerra ai manager irriconoscenti o irresponsabili.

«Non dovranno esserci più bonus, paracadute dorati o stock-option per i dirigenti di una impresa che riceve aiuti dallo Stato o che decide una cassa integrazione massiccia», perché «percepire una ingente remunerazione in caso d’insuccesso, non è né responsabile né onesto». La parole sono giuste e sono condivise dal premier britannico Gordon Brown e, in parte, dal presidente americano Barack Obama. Ma basteranno per quietare le piazze?
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