«La questione prioritaria è laccesso al credito»: le prime parole dellassessore capitolino al commercio Davide Bordoni, intervenuto ieri alla Camera di commercio alla presentazione dellindagine congiunturale della Cna, hanno centrato il vero nodo per le piccole e medie imprese di Roma che si dibattono nella crisi economica. «Le banche devono investire sulle nostre piccole e medie imprese - ha detto Bordoni - altrimenti rischiamo il collasso proprio in un sistema che finora ha retto la crisi». Lassessore ha anche «auspicato un incontro tra Comune, Provincia e Regione e lAssociazione bancaria italiana».
Durante lincontro al Tempio di Adriano è stata presentata lindagine congiunturale sulle pmi di Roma dentro la crisi, realizzata a luglio dallistituto Tagliacarne sulle imprese al di sotto dei 50 dipendenti (il 96% di quelle romane) e relativa al consuntivo del primo semestre 2009 e le aspettative del secondo semestre. Dopo molti anni le piccole imprese di Roma «registrano uno stock negativo, si riducono gli investimenti, ma soprattutto, hanno iniziato a licenziare. Il dato che fotografa lo stato di crisi tra le pmi romane è sicuramente quello sulloccupazione - ha detto il direttore generale della Cna Lorenzo Tagliavanti - Il 19%, infatti, ha iniziato a licenziare. E non accadeva dal 1992. La causa è da ricondurre a problemi finanziari e di liquidità: su 55% degli imprenditori che si sono rivolti alle banche, solo la metà ha visto accordato il finanziamento». Usando una metafora ha aggiunto: «Possiamo dire che la diga non sta cedendo ma ci sono segnali di crepe».
Oltre alla poca disponibilità del mondo bancario le pmi romane si scontrano anche «con i ritardi dei pagamenti sia da parte della pubblica amministrazione (130 giorni) che da parte delle grandi imprese (115 giorni)», ha aggiunto Tagliavanti. Infatti un imprenditore su due, emerge dallindagine, denuncia difficoltà di accesso al credito.
La crisi - secondo gli analisti del Tagliacarne - pesa sulle pmi per tutti gli indicatori aziendale (ordini, produzione, fatturato, investimenti e occupazione): negativo il saldo degli ordini (-8,5%), negativo il saldo per la produzione (-9,8%), negativo il fatturato (-20%) e «negativo, seppure in maniera più attenuata», il dato sugli investimenti (-2,7%) e, infatti, 4 imprenditori su 10 li rimandano.
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