Un premio, le canzoni di Sanremo, lhanno già conquistato. È il «Lunezia», riconoscimento al «valore musical-letterario» che nelle sue 11 edizioni ha premiato tra gli altri Fabrizio De Andrè, Vasco Rossi, Claudio Baglioni e Ligabue. «Anche se il merito musical-letterario delle canzoni, così coniato e celebrato dal Premio Lunezia», dice il patron, Stefano De Martino «non può prescindere dal magico sodalizio fra musica e parole, possiamo però esprimerci sui testi delle canzoni di Sanremo. È come osservare una faccia della medaglia, oltre che vedere l'altra. Perché la canzone, soprattutto quella italiana, è come una moneta». A giudicare le canzoni sono stati Stefano De Martino e Paolo Talanca.
«Tra i testi più belli delle Canzoni del 57° Festival di Sanremo, una citazione speciale merita il brano La paranza, di Daniele Silvestri - dicono -. Con l'incedere sornione e ironico che gli è consueto, il cantautore romano presenta un testo in cui dimostra di padroneggiare alla perfezione parole e sensi di espressioni anche trite, ma che assumono significati ulteriori, se inseriti in determinati contesti. Si prende la paranza come un argomento per distrarre, che permetta di temporeggiare così da non dover dare troppe spiegazioni in merito ad una personale latitanza: è un po' come un procedimento caro alla poesia di Palazzeschi in cui ciò che è "non detto" o anche solo intuito gioca un ruolo fondamentale nella resa artistica». E continuano. «Si può citare, inoltre, la canzone di Fabio Concato: in Oltre il giardino, il cantautore usa il mezzo artistico come arma per rivendicare la dignità umana, ed è un metodo caro a molta letteratura del Novecento - da Montale a Sereni. Concato, servendosi dell'analogia, di un fiore e del mestiere del giardiniere, usa la parola come rivelatrice di significati "altri", parlando di "fiori nuovi" e di speranze come qualcosa di fiducioso che sboccia e che ha dentro il segreto della vita». Il premio Lunezia segnala anche «Schiavo d'amore» di Piero Mazzocchetti in cui la disperazione d'amore arriva a caricarsi addirittura di compiacimento. Giudicato interessante anche il testo di «Ti regalerò una rosa», di Simone Cristicchi. «Il contenuto - dicono al Lunezia - è carico di significati aggiuntivi, che derivano dall'urgenza dell'artista di dipingere i pensieri di chi è afflitto da malattia mentale, di tutta la solitudine che è forse l'unico vero e inconsolabile tormento di queste persone».
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