Critiche ai politici, tutto l’Ulivo contro Prodi

Le sfumature sono diverse, ma il senso è uno solo: Romano Prodi domenica sera ha detto una sciocchezza. «Nessun politico se l’è sentita di affrontare le primarie, vuol dire che c’è uno scollamento tra la politica e la società, non ce ne dobbiamo vantare» le parole del candidato premier dell’Unione. Una pesante critica alla classe dirigente locale dei partiti e nessuno l’ha mandata giù. Il primo a dissentire è Piero Fassino. Il segretario dei Ds in visita a Milano frena sulla lista unitaria che secondo Prodi «deve esserci» («Sono favorevole ma saranno le forze dell’Ulivo milanese a decidere»), poi parla del caso primarie milanesi: «Non credo si debbano contrapporre candidati politici a quelli della società civile. Le forze politiche dell’Ulivo hanno ritenuto che Ferrante abbia le caratteristiche per guidare il centrosinistra a vincere e lo hanno scelto per questo». E anche il candidato Ferrante contesta il senso del discorso: «Ci sono due modi di fare politica, quello dei partiti e quello di chi sa interpretare le esigenze della gente. Credo che chi sappia interpretare l’interesse pubblico faccia politica sia dentro sia fuori i partiti».
Una tesi condivisa anche da coloro che sono stati accusati da Prodi di non essersela sentita di correre per le primarie per paura di perdere. Pierfrancesco Majorino, coordinatore cittadino dei Ds, replica al professore: «Io non mi sono candidato non per paura di perdere ma perché Ferrante era un candidato migliore e dico questo nonostante tutta la mia autostima...». Dissente anche Nando Dalla Chiesa, il coordinatore cittadino della Margherita al quale un gruppo di comitati aveva chiesto di candidarsi: «Al contrario di Prodi lo ritengo un fatto positivo, perché la politica ha dimostrato di non sentirsi autosufficiente».
Carlo Cerami, il coordinatore della segreteria ds in corsa per essere vicesindaco nella squadra di Ferrante, è a dir poco stupito: «Non sottoscrivo un giudizio così tranchant e brutale. Se avessimo voluto candidare Penati, avremmo potuto farlo e poi non vorrei essere malevolo ma anche lui non è un politico. Se si fossero candidati Rutelli o Fassino, immagino che l’esito delle primarie sarebbe stato diverso. È un argomento che forse dovrebbe maneggiare con maggior cura».
Va giù dura anche la ds Marilena Adamo, tra le papabili a candidato sindaco: «Probabilmente Prodi non conosce bene la città. Su Milano i partiti hanno deciso di fare un passo indietro e lui avrebbe fatto bene a valorizzare la scelta. Non mi sono candidata perché faccio parte di un partito e prendo le decisioni al suo interno e non in modo individuale». Emanuele Fiano, capogruppo della Quercia in consiglio comunale, da sempre uno dei principali sponsor del candidato politico, difende sé e compagni: «Soffriamo ancora gli effetti di Tangentopoli».

Ed è convinto che per i quarantenni sia necessario ancora aspettare un giro: «Non basta essere dirigenti di partito, per candidarsi a amministrare una città come Milano è necessario essere stati in Parlamento o aver fatto l’assessore».

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